Una pagina di Adorno tratta da uno dei suoi libri più importanti, Minima moralia. Un discorso critico sulla falsa tolleranza. Di Armando Petrini
Sempre più spesso il senso comune si fa portatore di una idea astratta di tolleranza, che finisce per rovesciarsi nel suo opposto, in una forma di omologazione.
Adorno mette bene in evidenza questo rischio già alla fine degli anni Quaranta del Novecento, osservando come la falsa tolleranza tipica del capitalismo maturo nasca dal rifiuto dell’autentica tolleranza che potrebbe realizzarsi in una società liberata.
Categoria: Retroterra
Cinque difficoltà per chi scrive la verità secondo Bertolt Brecht
Riproponiamo alcuni brani di un prezioso scritto di Brecht del 1935, Cinque difficoltà per chi scrive la verità. Di Armando Petrini
Bertolt Brecht è uno dei pensatori più importanti del Novecento e uno dei più significativi della modernità. Si capisce perciò l’attenzione che questa rivista ha dedicato e continua a dedicare alla sua opera. Riproponiamo qui alcune pagine di un suo scritto di straordinaria attualità, in cui l’esercizio dialettico si presenta come il cuore pulsante di un modo ricco e complesso di guardare alla realtà.
Rileggendo Baudelaire.
Con queste pagine di Baudelaire proseguiamo la pratica di proporre periodicamente le opere di quegli artisti e quei pensatori che formano il nostro retroterra culturale, allo scopo di richiamare alla memoria, con gli esempi più alti dell’arte e del pensiero della tradizione, le radici di quella intricata “pianta” che è la coscienza della modernità.
Di Silvia Iracà
Walter Benjamin pensatore della e nella modernità.
Proponiamo alcune pagine di Walter Benjamin, uno dei più acuti critici della cultura e dell’arte moderne, tratte dalle Tesi di filosofia della storia e dai “Passages” di Parigi. Per indagare il volto contraddittorio della modernità.Di Donatella Orecchia
In questo spazio che l’“Asinovola” riserva alle riflessioni dei classici della modernità, Benjamin non poteva certo mancare, a patto però di sottrarlo a quella lettura postmoderna che fa di lui un geniale quanto criptico pensatore, prosatore dal seducente e frammentato periodare, i cui scritti possono essere citati senza confrontarsi con la matrice ideologica che li informa. E con la rabbia politica che li sostiene.
La rivoluzione del secolo diciannovesimo e la tradizione
L’inizio del 18 brumaio di Luigi Napoleone di Marx costituisce uno dei testi fondamentali per comprendere il pensiero del fondatore del comunismo sulla storia. Di Gigi Livio
Riproponiamo una pagina di Marx tratta dal suo studio storico sulla presa del potere da parte di Napoleone III attraverso il colpo di stato del 2 dicembre 1851. Si tratta dell’inizio del 18 brumaio in cui Marx svolge l’argomentazione a proposito dell’uso della tradizione che fa ogni rivoluzione comparando ciò che avvenne durante la rivoluzione francese, dopo il colpo di stato di Napoleone I (9 novembre 1799) con ciò che sta succedendo al tempo con l’avvento di Napoleone III. È il per altro famosissimo brano in cui il fondatore del comunismo dimostra quanto sia vera la sua affermazione per cui “tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia” si mostrano nel mondo “la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. |
Due pagine di Picasso
L’artista spagnolo nei suoi scritti dice di sé: “Io sono un comunista e la mia pittura è comunista. […] Se però fossi stato calzolaio, monarchico o comunista, non avrei necessariamente dovuto martellare i chiodi in modo speciale per dimostrare le mie tendenze politiche” Di Maria Pia Petrini
L’artista che ha rivoluzionato l’arte del suo tempo, stravolgendone radicalmente il linguaggio con l’arma della pittura è stato anche un rivoluzionario in lotta contro l’esistente. Ma in anni di ‘oppressione terribile’ l’arte non è stata più sufficiente, e come ‘conseguenza logica’ di tutto il suo lavoro e la sua vita ha aderito al Partito Comunista francese.
Due pagine di Brecht su naturalismo e politica
Per il drammaturgo tedesco, morto cinquant’anni fa, il naturalismo non è solamente una forma dell’arte, o della tecnica, dell’attore, ma anche un ben preciso modo di intendere il mondo dal punto di vista politico. Di Gigi Livio
Nel riprendere pagine fondanti il nostro retroterra, ci imbattiamo ineludibilmente in Brecht. La scrittore tedesco presenta infatti una visione del mondo e delle cose dell’arte tipicamente moderne e che della modernità hanno tutta la complessità e la ricchezza. I due brani qui riproposti affrontano il problema del naturalismo, così nella recitazione degli attori come nelle esibizioni di Hitler, letto, come non può non essere, in chiave politica.
Nel cinquantenario della morte di Brecht. Alcune riflessioni sullo “straniamento”
Lo stranimento è un procedimento attraverso cui l’arte riflette su se stessa e sul mondo. Utilizzato fin dai tempi antichi, è stato teorizzato da Bertolt Brecht per ciò che riguarda la recitazione a partire dal 1936. Di Gigi Livio
Brecht è uno degli scrittori cardine del novecento. La sua opera poetica, la drammatica e la saggistica sono cadute oggi in una specie di oblio cui contribuiscono certamente le sue posizioni politiche.
Come sempre di questi tempi, ci troviamo di fronte a un fatto che coniuga rifiuto ideologico con superficialità. Riprendere l’insegnamento di Brecht oggi vuole anche dire -oltre a portare avanti una lotta più precisa contro l’estetica, imperante nella recitazione, in teatro nel cinema e alla televisione, dell’immedesimazione naturalistica- ritornare, in un momento di crisi del postmoderno, a abbeverarsi alle fonti più fertili della modernità.
Una pagina di Gramsci
La riproposta di una pagina dai Quaderni del carcere di Antonio Gramsci costituisce l’occasione per tornare a parlare della necessità, oggi più forte che mai, di frequentare il pensiero critico della moderntà, e del novecento in particolare, nell’ottica di un rinnovamento della cultura e della società. Di Gigi Livio
Con questo nuovo numero dell’Asino vola iniziamo una pratica che ci appare quanto mai necessaria: la riproposta di alcune pagine dei maestri del pensiero che hanno costruito il nostro retroterra culturale. Antonio Gramsci è certamente tra i più importanti intellettuali della modernità: rileggere le sue pagine oggi significa ritrovare e riaffermare la forza del pensiero critico in una temperie culturale, la nostra, in cui l’ubriacatura relativistica postmoderna vorrebbe azzerare ogni tensione autenticamente oppositiva all’ideologia dominante
Se è vero che il postmoderno inizia forse a mostrare i primi segni di cedimento, è altrettanto vero che il “canto del cigno” del vecchio uomo dipende anche dalla nostra capacità di fare ciascuno la propria parte perché ciò possa avvenire davvero.
Ricordo di Ugo Tognazzi
Dal 3 al 13 novembre 2005, a quindici anni dalla morte, il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha dedicato a Ugo Tognazzi una scelta di pellicole tra le numerosissime (circa centocinquanta) che, tra gli anni ’60 e la fine degli ’80, ne portarono alla luce l’interessante e originale poetica d’attore. Di Silvia Iracà
L’omaggio Tutti per-UGO-per tutti ha presentato quindici film che, per volere dei curatori, testimoniano il periodo di affermazione di Tognazzi presso la critica, tralasciando le numerose commedie “leggere” girate dal ’50 a tutta la metà dei ’60 e l’ultimo decennio di attività (1981-1990). La scelta, quindi, ha percorso l’arco temporale e artistico che va dal Federale di Luciano Salce, pellicola che vide l’attore esordire nel suo primo personaggio “amaramente” comico per giungere fino alla Tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci (1981) film che consacrò la grandezza dell’attore con la Palma d’Oro a Cannes.