Cecchi: Peyman e Sik-Sik

Il 16 novembre 2008, al teatro Gobetti di Torino, Carlo Cecchi recita, con la sua compagnia, 
Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me di Thomas Bernhard e Sik-Sik, l’artefice magico di Eduardo De Filippo. Mettendo in relazione ciò che Cecchi disse sul “primo periodo” dell’attività di Carmelo Bene in un convegno del 1994 e ciò che realizza sul palcoscenico, si traggono delle ipotesi di lavoro critico sul suo Teatro. Di Gigi Livio
Cecchi recita e realizza opere sceniche, da sempre, in un modo del tutto particolare che è solamente suo,
a iniziare da un tipo di espressione vocale che, unendo il toscano al napoletano, mostra sulla scena, 
mentre recita, l’impossibilità di recitare oggi. E’ un concetto che egli esprime fin dal 1994 a proposito del 
teatro di Carmelo Bene degli anni sessanta. Ma egli, parlando di CB, parla di sé e del suo operare artistico. 
Partendo da questa osservazione risulta possibile avanzare ipotesi critiche che permettano di leggere ciò
che accade sotto i nostri occhi di spettatori attoniti e presi dal “piacere” del teatro attribuendo così, in 
quest’epoca dove l’arte si è assegnata il compito di contraddire l’intrattenimento non a caso gabellato per 
“arte”, Carlo Cecchi alla schiera ormai ridotta al minimo di quegli artisti che ancora possono essere definiti
quali “artisti critici”.

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La rabbia di Pasolini

Il film La rabbia di Pasolini, presentato quest’anno a Venezia, ha il merito di recuperare un film 
(La rabbia, 1963) che è chiaro esempio dell’inevitabile “rabbiosa” necessità critica dell’opera d’arte e della sua altrettanto inevitabile politicità. Di Enrico Pili

La rabbia di Pasolini porta l’attenzione sulle caratteristiche principali dell’opera d’arte quali l’imprescindibilità 
dal contesto sociale in cui nasce, la poeticità come visione del mondo attraverso la sensibilità dell’artista, 
la lucidità di un discorso critico.

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