Il ritorno all’ordine e il concetto di ‘teatro’

Oggi l’affermare posizioni critiche ormai superate fa parte del clima di ritorno all’ordine che ammorba la cultura italiana tutta. Di Gigi Livio
Un articolo di Carlo Ossola, docente universitario e critico letterario, uscito sul supplemento domenicale del “Sole 24 ore”,
offre lo spunto per affrontare il problema del ritorno all’ordine di tanti intellettuali arresi al potere che contribuiscono,
anche con la loro ignoranza, ma certo con molta burbanzosità, al decadimento culturale del paese.

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Home, quando la casa è “on the road”

La nuova pellicola della regista Ursula Meier racconta, attraverso la grottesca storia di una famiglia, le paure e le nevrosi della società contemporanea. Di Giuliana Pititu

Il film Home, grazie all’ottima commistione tra il lavoro registico di Ursula Meier e quello degli attori 
da lei scelti, in cui spicca la graffiante e destabilizzante presenza di Isabelle Huppert, rompe
la tranquillità dello spettatore, che cerca semplice intrattenimento, e semina un’inquietante paura che 
obbliga alla riflessione o alla fuga.

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Il film nella sua interezza è un grido violento, grido che risuona in modo particolarmente duro e impietoso grazie alla presenza della Huppert. La prima immagine ci mostra una madre eterea, quasi una fata rock, accattivante, come solo lei sa essere che non rimanda per niente all’idea classica e consolatoria della mamma. Isabelle Huppert aiuta i figli ad attraversare la strada ma sui loro volti non traspare nulla che richiami il rassicurante affidarsi alle cure materne: la sua sicurezza e leggerezza sono fortemente contrastate dalla loro inquietudine. L’immagine successiva riporta ancora al ruolo della madre, ripresa nello spazio a lei consono per definizione: la cucina. Anche in questo caso la Huppert crea distacco e inquietudine con il suo sguardo perso nel vuoto che lascia intravedere tutta la sua angoscia di essere umano.

Il film nella sua interezza è un grido violento, grido che risuona in modo particolarmente duro e impietoso grazie alla presenza della Huppert. La prima immagine ci mostra una madre eterea, quasi una fata rock, accattivante, come solo lei sa essere che non rimanda per niente all’idea classica e consolatoria della mamma. Isabelle Huppert aiuta i figli ad attraversare la strada ma sui loro volti non traspare nulla che richiami il rassicurante affidarsi alle cure materne: la sua sicurezza e leggerezza sono fortemente contrastate dalla loro inquietudine. L’immagine successiva riporta ancora al ruolo della madre, ripresa nello spazio a lei consono per definizione: la cucina. Anche in questo caso la Huppert crea distacco e inquietudine con il suo sguardo perso nel vuoto che lascia intravedere tutta la sua angoscia di essere umano.