Uno spettacolo violento, un grido che può risvegliare le coscienze: la compagnia torinese, solo per collocazione abitativa, continua il suo inesorabile lavoro di contraddizione. Di Giuliana Pititu
OperaarepO, l’ultimo spettacolo di Uno e Trino, mette in luce, con notevole senso dell’arte, la tragedia che ogni giorno si sviluppa e cresce nel nostro paese, e non solo. Si tratta di un disperante tentativo di recupero del tragico in uno mondo in cui il tragico non esiste più perché sostituito completamente dal farsesco e dalla falsità, una litania funebre ammaliante e tagliente che non lascia scampo.
L’ultimo lavoro di Riccardo Caporossi, frutto di un laboratorio tenuto a Torino, stimola a una riflessione sul concetto di realismo nel nostro tempo. Di Gigi Livio
Con Né più né meno, titolo che incarna perfettamente una poetica, Riccardo Caporossi imposta un discorso sulla poesia nel teatro e sul realismo quali possono essere concepiti nel nostro tempo. Lo stretto legame che si realizza fra il primo termine e il secondo costituisce certo il fattore principale della riuscita artistica dello spettacolo.
Unico film italiano in concorso al Festival di Cannes, Vincere di Marco Bellocchio potrebbe tentare un ambizioso discorso critico, ma gli elementi di interesse che emergono nella prima parte vengono presto soffocati dal dramma personale della protagonista. Di Enrico Pili Nel Cinema la rimozione della finzione tramite un preteso sguardo “oggettivo” sulla realtà (naturalismo acritico) non porta mai a quella realtà presa in esame, a causa di un paio di tare ereditarie: il persistere dello sguardo del regista (e della sua “classe sociale”) e la maledizione del melodramma, che impestano quella presunzione di oggettività sacrificando la complessità sull’altare della lacrimevole bega familiare.