The Assassination. L’altra faccia del ‘sogno americano’

È uscito nelle sale cinematografiche italiane, alla fine del mese scorso, l’opera prima del regista americano Niels Mueller: sullo schermo uno straordinario Sean Penn dice il nostro tempo. Di Maria Pia Petrini
Sean Penn frantuma il ‘sogno americano’ mostrandocene i due volti: quello dell’illusione e quello della disperazione. Ci rivela un mondo tanto potente quanto fragile che, come il protagonista Sam Bicke, contiene in sé le proprie contraddizioni. Una pellicola che dice il nostro tempo, un tempo capace di emarginare chi non riesce ad ammaliare, capace di renderci ‘soli, divisi e deboli’. Ma anche un film contro il nostro tempo, perché ha il coraggio di smascherarlo e di invitarci a comprenderlo.

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Il primo piano di Sean Penn (nella foto) ci consente di cogliere nel volto di Sam una stonatura: i tratti del viso ne delineano un’espressione quasi stupida e imbambolata, ma in realtà lo sguardo è lucido anche se intriso di una tristezza profonda.

Ciglia aggrottate da cattivo su un volto che tradisce insicurezza e paura, e un corpo che pare ritrarsi assumendo una posizione fetale, con le mani tra le gambe e la schiena incurvata. Sean Penn (nella foto) non manca mai di mostrare al contempo i due volti di Sam, entrambi troppo sopra le righe eppure altrettanto trattenuti.

Con l’espressione profondamente delusa, imbronciata e triste di chi vede il proprio sogno frantumarsi, Sam Brike (Sean Penn) guarda la foto dei suoi cari. Anche la famiglia è parte del ‘sogno americano’, ma Sam, e come lui tanti altri piccoli grandi uomini, la perde per una Cadillac; come spesso ci viene ricordato nel corso del film: tutto è denaro.