Olimpiadi e cultura di massa

Le olimpiadi di Londra di quest’anno offrono molteplici spunti di riflessione. Non avendo lo spazio e il tempo necessario per comprenderli tutti in un discorso generale ci occuperemo di due problemi relativamente piccoli, due nodi della cerimonia di apertura che possono gettare una luce anche su alcune questioni generali. Di Enrico A. Pili

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La danza che coinvolge il gruppo degli uomini d’affari è molto particolare: da una parte, questi, sembrano guidare i lavori e sorvegliare gli operai, dall’altra sembrano lavorare essi stessi. È possibile che il regista volesse mantenere una certa ambiguità, facendo di loro dei luminari della scienza, degli sfruttatori e dei lavoratori insieme. Anche se, a differenza degli operai-ballerini che impugnano attrezzi veri e che lavorano in maniera alienata, gli uomini d’affari lavorano senza attrezzi. Sono un’altra categoria di lavoratori: lavoratori del pensiero, speculatori, non costruttori di oggetti ma costruttori della nazione.

La danza che coinvolge il gruppo degli uomini d’affari è molto particolare: da una parte, questi, sembrano guidare i lavori e sorvegliare gli operai, dall’altra sembrano lavorare essi stessi. È possibile che il regista volesse mantenere una certa ambiguità, facendo di loro dei luminari della scienza, degli sfruttatori e dei lavoratori insieme. Anche se, a differenza degli operai-ballerini che impugnano attrezzi veri e che lavorano in maniera alienata, gli uomini d’affari lavorano senza attrezzi. Sono un’altra categoria di lavoratori: lavoratori del pensiero, speculatori, non costruttori di oggetti ma costruttori della nazione.

Alla fine del capitolo della cerimonia dedicato alla cultura pop e ai social network appare Tim Berners-Lee, uno degli inventori della rete Web, che twitta in tempo reale il messaggio «This is for everyone», questo è per tutti, che appare sui led luminosi dello stadio. Il programma della cerimonia spiega che «la musica ci connette con gli altri e con i momenti più importanti della nostra vita. E una delle cose che rende queste connessioni possibili è il Web». Purtroppo più passa il tempo e più è chiaro che questo genere di connessioni via Web hanno pochissimo a che spartire con quelle “dal vivo”, che allo stato attuale della tecnologia non sono sostituibili con instant messaging e video-chats, che sono invece per molti, più o meno giovani, un ostacolo terribile alla costruzione di un rapporto critico e sereno con il mondo esterno alla rete.

Essere ottimisti è da criminali: ripensando Adorno.

Una certa attenzione al pensiero di Adorno, che non è mai mancata nel tempo ma che si è fatta più viva negli ultimi anni, sembra costituire un sintomo importante di quell’uscita dal postmoderno, strada ancora lunga peraltro, che sta avvenendo nella cultura “alta”. Un libretto in cui si raccoglie un dibattito televisivo su due opere di Beckett, messo in onda dalla televisione tedesca il 2 febbraio del 1968, e pubblicato recentemente, permette a Adorno di sintetizzare con grande efficacia il suo pensiero sull’opera di Beckett (per altro già espresso, se pure, ovviamente, in altro modo, in un saggio precedente) e, più in generale, su alcune sue posizioni di filosofia estetica. Di Gigi Livio

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Buone visioni da Locarno

Il Festival del film di Locarno (1-11 agosto 2012) anche quest’anno dedica grande spazio al cinema d’autore, e non delude. Il nostro Pardo va a un cortometraggio corrosivo, The Mass of Men di Gabriel Gauchet. Di Letizia Gatti

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Locarno. Una veduta di Piazza Grande durante una serata del festival. A volte il pubblico pagante è costretto a prendere posto per terra o in piedi, fatto spiacevole che naturalmente pregiudica in parte se non del tutto la visione dei film.


http://www.youtube.com/watch?v=tiJUqGDN7eE&feature=related
In questa breve scena, tratta dal film No (2012) di Pablo Larraín, René Saavedra (Gabriel García Bernal) mostra ai leader dell’opposizione politica cilena il video realizzato per la campagna referendaria per il “no”. Contro ogni speranza e aspettativa, lo spot, così simile a «una pubblicitá della Coca Cola», si rivelerà l’arma più forte in grado di fermare la «fabbrica del consenso» costruita dal regime.
The Mass of Men, cortometraggio di 16′ di Gabriel Gauchet (2012), UK. «Ispirato agli eventi che ruotano attorno alle rivolte di Londra del 2011 e al successivo discorso infamante tenuto dal Primo Ministro David Cameron, The Mass of Men offre uno sguardo duro sui pericoli della repressione, della disillusione e dell’apatia». Così si legge nel comunicato stampa del film, interpretato da un cast d’eccezione. Nella foto, uno dei momenti iniziali del cortometraggio, quando Peter Falkner (Richard) siede nella sala d’attesa dell’ufficio di collocamento aspettando di parlare con la consulente del lavoro.