Due pagine di Picasso

L’artista spagnolo nei suoi scritti dice di sé: “Io sono un comunista e la mia pittura è comunista. […] Se però fossi stato calzolaio, monarchico o comunista, non avrei necessariamente dovuto martellare i chiodi in modo speciale per dimostrare le mie tendenze politiche” Di Maria Pia Petrini
L’artista che ha rivoluzionato l’arte del suo tempo, stravolgendone radicalmente il linguaggio con l’arma della pittura è stato anche un rivoluzionario in lotta contro l’esistente. Ma in anni di ‘oppressione terribile’ l’arte non è stata più sufficiente, e come ‘conseguenza logica’ di tutto il suo lavoro e la sua vita ha aderito al Partito Comunista francese.

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Autoritratto
, 1907
Olio su tela, 50X46 cm

‘L’arte ci offre la possibilità di esprimere la nostra concezione e la nostra intelligenza di ciò che la natura non ci dà mai in forma assoluta. Dai primitivi, la cui arte era estremamente lontana dalla natura fino agli artisti come David, Ingres e perfino Bourguereau, tutti i pittori che rappresentavano la natura capivano bene che l’arte era sempre arte e mai la natura’.
(Pablo Picasso, Scritti, Milano, Se, 1998, p20)

‘L’arte non è l’applicazione di un canone di bellezza, ma ciò che l’istinto e il cervello possono concepire insipendentemente da ogni canone’.
(Pablo Picasso, Scritti, Milano, Se, 1998, p31)
Guernica, 1937
Olio su tela, 349,3X776,6 cm

‘Il conflitto spagnolo è la lotta della reazione contro il popolo, contro la libertà. Tutta la mia vita d’artista non è stata altro che una lotta continua contro la reazione e contro la morte dell’arte.
[…] Nella tela a cui sto lavorando, Guernica, ed in tutte le mie opere d’arte recenti, io esprimo chiaratamente il mio odio per la casta militare che ha sprofondato la Spagna in un oceano di morte e di dolore’.
(Pablo Picasso, Scritti, Milano, Se, 1998, p34)



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