Grazie alla mediazione situazionista, i fotomontaggi allo stile di Heartfield arrivano al punk anarchico, che li utilizza come armi di critica verso ogni tipo di autoritarismo, di militarismo, di repressione dell’individuo. Di Enrico Pili
Heartfield, vissuto tra il 1891 e il 1968, ha creato e sviluppato il fotomontaggio satirico politico,
intuendone l’enorme potenziale comunicativo derivante da una diffusione di massa. Qualcosa di simile
accade nella scena punk anarchica, dove il fotomontaggio heartfieldiano è utilizzato per le
copertine dei dischi, fanzine, manifesti dei concerti e volantini politici, che grazie a internet trovano
oggi un’inedita utenza internazionale.
Categoria: Retroterra
Beckett interpretato da Adorno
Una pagina di Beckett spiegata da Adorno. A cura di Stefano Mari
Finale di partita è, probabilmente, il capolavoro di Beckett. Adorno, in un importante saggio, cerca di spiegarne
il significato.
Appunti metodologici. A partire da un’affermazione di Carlo Cecchi su Carmelo Bene
A partire da un’elaborazione critica di Carlo Cecchi sul Carmelo Bene degli anni sessanta, l’articolo propone una riflessione metodologica esemplificata sull’opera di CB. Di Gigi Livio
L’operare di un artista, soprattutto se si tratta di un operare che si estende nel tempo, conosce varie fasi cui è corretto attribuire il valore che hanno (e che meritano). Il pensiero postmoderno, decretando la “fine della storia”, ha privato, oltre al resto, la critica delle opere dell’arte di questo spessore. L’articolo intende riprendere, e riprendendo proporre in modo diverso, ipotesi esegetiche che, per altro, non sono spesso rintracciabili nella critica; e, tanto meno, in quella che si occupa, a vario titolo, di teatro. |
Incontro con Leo De Berardinis e Perla Peragallo
Proponiamo la trascrizione completa colloquio di Gigi Livio e Ruggero Bianchi con Leo De Berardinis e Perla Peragallo, avvenuto il 27 marzo 1976 e pubblicato sulla rivista “Quarta parete”, nn. 3-4, 1977.
Il 27 marzo 1976, in un albergo torinese, ebbe luogo un incontro con Leo De Berardinis e Perla Peragallo,
registrato in forma di colloquio per la rivista “Quarta parete”: abbiamo scelto di riproporne in questa sede
la trascrizione integrale, come documento prezioso per la comprensione dell’arte di Leo.
La trascrizione è a cura di Chiara Delmastro.
Il «rampollo degenerato» Tommaso Landolfi
Un secolo fa nasceva Tommaso Landolfi: rileggendo le sue pagine ritroviamo il significato della sua inesausta battaglia contro la scrittura, che è la rabbia contro l’ineffabilità
e incomprensibilità della vita, e riscopriamo il coraggio di una scelta radicale, nella quale l’artista consuma fino all’ultimo dei suoi respiri. Di Silvia Iracà
Pochi ritagli tolti da uno dei tre diari landolfiani, Rien va (1963), e dal racconto La muta (1964) per provare a spiegare perché questo nostro grande scrittore sia ancora così attuale e come il suo rovello da «ottocentista in ritardo», vissuto con strazio e contraddizione, ne faccia un artista della modernità, capace di incidere nella realtà del suo e del nostro tempo con l’esempio della sua “lotta senza quartiere” alla parola e all’inafferrabilità della vita. |
Il “fiammeggiante” Modena e la sua utopia teatrale
Una pagina del nostro più grande attore dell’Ottocento, Gustavo Modena, tratta dal breve scritto del 1836 Il teatro educatore. Di Armando Petrini
Modena fu un attore straordinario, il più grande dell’Ottocento, e forse non solo dell’Ottocento. Attore dallo stile estremamente raffinato, si impose come “teatrante” a tutto tondo, e cioè come artefice di un visione complessiva del teatro.
Egli impostò la sua “riforma” sui due cardini del realismo grottesco e del teatro educatore. Elaborò anche
una interessantissima forma di proto-regia d’attore. Ma la sua utopia, come accade per tutte le grandi utopie
della modernità, fallisce, perché il “teatro-bottega”, come lui stesso lo definisce, ha la meglio sui progetti di cambiamento radicale.
Rosa Luxemburg: un inno all’internazionalismo
L’Asino vola propone una lettera della grande teorica marxista in cui sono svelate le insidie del nazionalismo ed è affermato il carattere imprescindibile e fondante dell’internazionalismo nella pratica rivoluzionaria socialista. Di Chiara Delmastro
In un momento storico che vede riaccendersi, da più parti, fervori di stampo nazionalistico, proponiamo una lettera scritta per compagni inglesi nel dicembre del 1914 da una delle menti più brillanti della scuola marxista, la fondatrice della Lega di Spartaco Rosa Luxemburg; la missiva, oltre ad incitare alla prosecuzione della lotta di classe nonostante il fallimento della seconda internazionale, è un duro atto di condanna verso i conflitti imperialistici – era appena scoppiata la prima guerra mondiale –, e un’ode appassionata al sentimento di fratellanza universale che dovrebbe accomunare i lavoratori di tutto il mondo. |
Due pagine di Emilio Vedova
‘Vedova ci dimostra che l’artista, servendosi di mezzi puramente pittorici, può levare molto alto il suo grido di allarme per la società del nostro tempo’.
A. Tapies, Vedova, in “Papeles de son Armadans”, Palma de Mallorca 1962).
Di Maria Pia Petrini
Riproporre nel nostro retroterra due pagine di Emilio Vedova ha, ovviamente, un significato ben
preciso: l’artista veneziano ci parla di pittura come lotta, di uomini che hanno necessità di gridare,
pur nel deserto, di dichiarazioni d’intenti, di speranze, di verità che vanno prese ‘per la gola’.
Questo dovrebbe ancora essere il nostro presente.
Leo parla di Perla.
Nel novembre del 1977 usciva, sulla rivista Quarta parete, diretta da Gigi Livio e Ruggero Bianchi, un colloquio con Leo De Berardinis e Perla Peragallo.
Al fondo dell’intervista compare una nota, che recita testualmente: “Questa chiacchierata – intervista con Leo De Berardinis è stata raccolta in un albergo torinese il pomeriggio del 27 marzo 1976 da Ruggero Bianchi e Gigi Livio. È sempre stata presente, per tutta la durata della registrazione, Perla Peragallo: la sua partecipazione alla discussione è stata attiva con gesti, espressioni, sguardi, con quella sua mimica intensa e disperata; ma non ha parlato mai. E poiché non è possibile registrare su nastro per sole voci le espressioni, i gesti eccetera, ben poco resta, in questa trascrizione, del suo contributo alla discussione”. Riportiamo qui uno stralcio del colloquio, nel quale Leo De Berardinis descrive in modo estremamente incisivo e pregnante l’arte d’attore di Perla. |
Vladimir Majakovskij: per una poesia come “arma” politica
Un breve e folgorante ‘manualetto’ di consigli ‘pratici’ per aspiranti poeti di uno dei più grandi artisti del Novecento. Di Donatella Orecchia
“Bisogna mandare in frantumi la fiaba dell’arte apolitica”: così scrive Vladimir Majakovskij nel
1926 in un breve e folgorante ‘manualetto’ di consigli ‘pratici’ per aspiranti poeti.
Oggi, in un clima politico e culturale mutato e che in nulla sembra somigliare a quello della Russia post-rivoluzionaria, quelle pagine restano di un’incredibile attualità: per la forza e la nettezza
con cui richiamano la necessità di un’arte intesa come “arma” per la lotta culturale, per nulla astratta,
per nulla neutrale.