William James: dal pragmatismo alla credenza utopica

Oltre a essere una filosofia pragmatica, empirista e fortemente legata alla realtà, quella di William James è anche, a uno sguardo più approfondito, una formulazione di pensiero in grado di aprire a risultati sorprendenti e inaspettati. Di Nicola Busca

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Cartelli stradali Utopia. Come in questi cartelli stradali, molti hanno già indicato la via da seguire per l’utopia. Non si tratta qui di sognare a occhi aperti, e nemmeno di arrischiarsi in elzeviri filosofico-metafisici irrealizzabili. Basterebbe ridefinire l’utopia, oppure, quanto meno, riferirsi a qualcosa di simile a essa. Basterebbe veramente pensare, un po’ seguendo la lezione di James, che ogni nostra idea, se viva e interessante, può effettivamente portare a un miglioramento del mondo nel quale viviamo.

Cartelli stradali Utopia. Come in questi cartelli stradali, molti hanno già indicato la via da seguire per l’utopia. Non si tratta qui di sognare a occhi aperti, e nemmeno di arrischiarsi in elzeviri filosofico-metafisici irrealizzabili. Basterebbe ridefinire l’utopia, oppure, quanto meno, riferirsi a qualcosa di simile a essa. Basterebbe veramente pensare, un po’ seguendo la lezione di James, che ogni nostra idea, se viva e interessante, può effettivamente portare a un miglioramento del mondo nel quale viviamo.

We Inhabit the Corrosive Littoral of Habit. James Gleeson, 1940, olio su tela, 40,7 x 51,1, National Gallery of Victoria, Melbourne.
Proprio come nel dipinto di Gleeson – artista surrealista australiano che tratta soprattutto i temi dell’inconscio, della religione e della mitologia – se ci intratteniamo troppo a lungo sul litorale dell’abitudine, ci disintegriamo. L’abitudine corrode, è stantia, è il presupposto del decadimento, fisico e mentale. Bisogna cambiare aria, cercare un’altra spiaggia, trovare nuova linfa vitale. In soldoni, credere e ricercare il nuovo e il differente. L’evento perturbante.