Elogio di un pensiero banale

La constatazione che le enormi ricchezze di cui si parla e la grande povertà di gran parte della popolazione siano dovute allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sembra essere un pensiero banale tanto la cosa dovrebbe essere constatata da tutti con estrema facilità. Ma oggi non è più così. L’ideologia (nel senso di falsa coscienza) capitalistica ha certamente, almeno in larga misura, vinto. Pertanto forse è il caso di ripensare questo elemento fondante del capitalismo e cercare di riportarlo al suo stato di “banalità”, intesa quest’ultima come cosa che tutti dovrebbero non solo sapere ma anche valutare per capire meglio dove sta andando il mondo e operare conseguentemente a “cambiare verso”, per dirla con Landini. Di Gigi Livio

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I due fotogrammi sono tratti da uno dei film più famosi di Chaplin, Tempi moderni. Il primo è, per così dire, più scontato proprio perché molto conosciuto e riguarda la formidabile invenzione chapliniana della “macchina per mangiare” senza perdere troppo tempo. L’attinenza al nostro tema, quello dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, è molto evidente come è evidente l’altro, strettamente connesso al primo, dell’alienazione dell’operaio nell’epoca del capitalismo trionfante: il film è, infatti, del 1936.

Il secondo appartiene a una sequenza forse meno nota e si lega ancora più strettamente al nostro discorso. Si vede il “padrone” nel suo studio molto bello e spazioso che legge i giornali, mentre i suoi operai lavorano alla catena di montaggio, e una segretaria che gli porta la medicina con la puntualità dettata, anche questa, dall’agio e dalla ricchezza. Poi Chaplin ci fa vedere quella che oggi si definirebbe una televisione a circuito chiuso che allegorizza molto bene l’occhio del padrone come occhio di dio. L’occhio del padrone segue i suoi operai persino in bagno e il povero Charlot ne è terrorizzato. Inutile dire dell’attualità di questa immagine in un mondo dove pochi spiano e tutti siamo spiati per il solito scopo, che è, quasi ottant’anni dopo, sempre lo stesso: favorire il potenziamento del potere di chi lo detiene per meglio sfruttare chi non può sottrarsi allo sfruttamento.