Leo De Beradinis e Perla Peragallo: teatro come jam session

In occasione della recente scomparsa di Leo De Berardinis, ripubblichiamo una parte del saggio di Donatella Orecchia, Gli anni sessanta e settanta e la regia della crisi. Gli esempi di Quartucci e Tatò, Bene, De Berardinis e Peragallo. Di Donatella Orecchia

I percorsi artistici di Carmelo Bene, di Carlo Quartucci e Carla Tatò, di Leo De Berardinis e Perla Peragallo
sono tre esempi di una ricerca che, lontana dall’assecondare un linguaggio della scena e della regia
allora egemoni, mise al proprio centro l’antagonismo, la proposta paradossale di un’alternativa radicale
rispetto alla società e al linguaggio artistico contemporaneo.

La storia di Leo De Berardinis è anche la storia di questo confronto con l’idea e la pratica della regia,
intesa sia come inevitabile terreno di confronto e riflessione con la scena contemporanea, sia come luogo
di ‘sperimentazione’ artistica d’attore nel suo rapporto con l’intero complesso spettacolare.

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Leo De Berardinis e Perla Peragallo, Sudd (1974)

Leo De Berardinis, ’O Zappatore (1972)

Incontro con Leo De Berardinis e Perla Peragallo

Proponiamo la trascrizione completa colloquio di Gigi Livio e Ruggero Bianchi con Leo De Berardinis e Perla Peragallo, avvenuto il 27 marzo 1976 e pubblicato sulla rivista “Quarta parete”, nn. 3-4, 1977.
Il 27 marzo 1976, in un albergo torinese, ebbe luogo un incontro con Leo De Berardinis e Perla Peragallo,
registrato in forma di colloquio per la rivista “Quarta parete”: abbiamo scelto di riproporne in questa sede
la trascrizione integrale, come documento prezioso per la comprensione dell’arte di Leo.
La trascrizione è a cura di Chiara Delmastro.

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Leo De Berardinis, Assoli (1977)

Leo De Berardinis, Sudd (1974)

Frammenti

Dal breve percorso che qui proponiamo, attraverso frammenti di interviste e scritti, è possibile ricavare il parziale profilo d’artista di Leo De Berardinis; che fu lucidamente consapevole del proprio tempo e del fardello che esso gli consegnava. Senza fare sconti né a sé né al proprio pubblico, le sue parole ci restituiscono il senso dell’incessante lavorio e la consapevolezza della complessità e contraddittorietà della condizione dell’arte e dell’artista moderni non arresi all’esistente. A cura di Silvia Iracà
Come tutti gli artisti che vivono con intelligenza e altissima coscienza la propria condizione di “alterità” 
nel mondo in cui si trovano a operare, anche Leo De Berardinis ci ha lasciato testimonianza della 
tensione di cui si sostanziava la sua urgenza etico-estetica. Proponiamo qui alcuni frammenti di quella 
sua tagliente lucidità sulla contemporaneità, motore e “dannazione” di un fare artistico sostenuto
dalla coscienza, rabbiosa e sofferta, dell’ineluttabilità del compromesso e del fallimento a cui va incontro
l’utopia in assenza di una società in grado di accoglierne la sfida; una contraddizione che ha segnato
l’artista soprattutto nel primo ventennio di pratica della scena, accompagnato e “pungolato” dalla presenza
di una compagna d’eccezione come Perla Peragallo.

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Leo De Berardinis, Annabel Lee (1982)

Leo De Berardinis in camerino

Leo De Berardinis: The connection

In ricordo di Leo ripropongo un mio articolo del 1983, ripubblicato in volume l’anno dopo. Leo compare qui come uno di quei teatranti, e furono assai pochi, che affrontarono, nel momento della polemica sul (e all’interno del) teatro di contraddizione alla svolta degli anni ottanta, il problema dell’avanguardia nel modo più rigoroso unito a un’espressione artistica eccezionale.
Di Gigi Livio

Lo scritto che qui si ristampa è di venticinque anni fa e Leo compare come protagonista d’eccezione del
teatro di contraddizione e cioè del teatro dei nostri tempi. In The connection troviamo proprio tutto: il grottesco
del sublime, l’utopica tensione verso un “fare” che non sia immediatamente compromesso col mercato
(in questo periodo Carmelo Bene perseguiva ormai da tempo l’erezione di un monumento a se stesso sotto
forma neoclassica), il riappropriarsi della morte come unica possibilità di vivere una vita che, attraverso
la coscienza della propria inautenticità, recuperi dalla palude in cui siamo immersi l’unica forma di (residua e miserabilmente residuale) autenticità. Il tutto reso in un linguaggio di scena mirabile tanto per eccezionalità
attorica quanto per formidabile elaborazione registica; là dove vibra ancora il riflesso profondo del lungo
sodalizio con Perla.

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Leo De Berardinis, The Connection (1983)



Leo De Berardinis, The Connection (1983)