Il puzzle Orson Welles

Una grande retrospettiva dedicata al regista al Festival di Locarno. Un’occasione per rivedere i capolavori e per scoprire preziosi tesori -frammenti di film incompiuti ma non solo- della sua variegata e travagliata carriera. Una vita divisa tra cinema, radio, teatro e televisione, in cui Welles non smise mai di sperimentare e di lottare in nome della propria autonomia artistica. Di Mariapaola Pierini
Nei dieci giorni della retrospettiva, una panoramica sulla multiforme carriera di Orson Welles. Un omaggio alla grandezza di un artista che nel corso della sua lunga carriera è stato costretto ad abbandonare molti dei suoi progetti, lasciando dietro di sé un’immensa mole di materiale frammentario e incompleto.
Negli anni molti sono stati i tentativi di dare conto e di ordinare quanto Welles ha prodotto, e questa retrospettiva aggiunge notevoli contributi alla ricostruzione della sua complessa vicenda artistica.
Il puzzle Orson Welles si arricchisce dunque di importanti tasselli ma, come le inchieste dei suoi film, sembra destinato a non chiudersi mai. Welles pare aver voluto alimentare un continuo interesse sulla sua personalità artistica e, soprattutto, disattendere costantemente le aspettative di chi vorrebbe chiudere definitivamente l’inchiesta e “vendere” la versione definitiva della sua vita e della sua opera.

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Un giovane Welles dietro ai microfoni della radio. Fin dagli anni Trenta, prima di approdare al cinema, e a fianco dell’intensa attività teatrale, Welles è tra i più coraggiosi sperimentatori del linguaggio radiofonico.

Orson Welles e Micheàl MacLiammòir durante le travagliate riprese di Othello. Un sodalizio straodinario tra due attori, un’intesa nata sul palcoscenico che conferisce intensità e pienezza ai personaggi di Othello e Jago.

Welles e Jeanne Moreau in Chimes at Midnight, l’ultima delle trasposizioni cinematografiche da Shakespeare. Welles fa del suo Falstaff un personaggio tra i più riusciti della sua carriera d’attore, una perfetta commistione di toni tragici e sfumature comico-burlesche.

La realtà non è opinabile. Riflessioni dal saggio Contro il relativismo di Giovanni Jervis.

Lo psichiatra Giovanni Jervis pubblica per i tipi di Laterza un’interessante indagine sulla deriva relativistica della cultura odierna offrendo al lettore elementi di sobria e ponderata critica al pensiero debole post-moderno. Di Silvia Iracà
La riflessione che Jervis propone nel suo saggio, partendo da posizioni di netto realismo materialistico in antitesi al dilagare di un “nuovo” idealismo, mette in discussione il grado di emancipazione che gli individui di una società posseggono per far fronte alle manipolazioni ideologiche del potere nel suo sforzo perenne di controllare e mantenere lo status quo.

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