Come si comporta il pensiero unico

Un articolo di Andrea Bajani sulla situazione dei lavoratori in Romania dà lo spunto per una riflessione sul pensiero unico e cioè su quel modo di leggere la realtà per cui se questa non è conforme al modo di vedere preteso come giusto per tutti semplicemente non esiste. Di Gigi Livio

In un articolo su un quotidiano Andrea Bajani, scrittore che vive a Torino, ha osato riportare l’opinione di molti lavoratori 
rumeni sul fatto “che quando c’era Ceausescu si pativa di gran lunga di meno la fame, rispetto agli ultimi anni”. 

Reagisce immediatamente un giornalista di chiara impostazione politica, certo Dario Fertilio: impossibile, ciò non rientra 
nei canoni del nostro modo di pensare e di leggere la storia e quindi semplicemente non può essere! È questa una 
decisa applicazione di quello che giustamente viene definito come pensiero unico.

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Il secolo del reale: una rivalutazione filosofica del radicalismo novecentesco

Un’ottima occasione per riflettere sulla persistente inadeguatezza del dibattito filosofico italiano ci viene da una raccolta di lezioni tenute dal novembre 1998 al marzo 2000 da Alain Badiou (con una Postfazione dell’autore del 2004), pubblicata da Seuil nel 2005 con il titolo Le siécle e tempestivamente proposta in traduzione italiana da Feltrinelli. Di Oliviero Calcagno
Una riflessione filosofica sul Novecento, non una ricostruzione della filosofia nel Novecento, verso l’enunciazione dei caratteri costitutivi del secolo. Vi è nel XX secolo qualcosa che è stato, ma che ancora va pensato. È da questa prospettiva che si può rovesciare il luogo comune di un secolo “maledetto” e rivalutarne quella passione che, erroneamente individuata e stigmatizzata come ideologica, è stata invece rivolta alla trasformazione della realtà.

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Alain Badiou, Il secolo, Milano, Feltrinelli, 2006. Traduzione italiana di Vera Verdiani, 204 pp.


Il controllo della parola. Il ritorno di un discorso critico sull’industria culturale?

È uscito un nuovo libro di André Schiffrin dedicato al tema delle concentrazioni editoriali. Un volume interessante e utile. Con qualche limite. Di Armando Petrini
Il francese André Schiffrin torna a occuparsi di concentrazioni editoriali. In questo volume, Il controllo della parola, l’attenzione maggiore è dedicata al caso francese e a quello inglese.
Schiffrin mette bene a fuoco la pericolosità dei meccanismi di concentrazione editoriale ed evidenzia con efficacia il “controllo della parola” che essi consentono. Il discorso è in questo senso molto interessante, basandosi oltretutto su analisi puntuali e precise dei dati disponibili.
Dove il discorso di Schiffrin si fa meno convincente è invece nello sguardo complessivo sull’industria culturale, la cui efficacia dipende certo dal controllo economico ma, allo stesso tempo, anche e forse soprattutto, dal capillare e apparentemente invisibile controllo ideologico di cui il “sistema” dell’industria culturale si mostra capace.

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L’eredità del postmoderno secondo Luperini

La fine del postmoderno di Romano Luperini raccoglie alcuni suoi saggi legati tra loro dalla riflessione sulla crisi culturale e sociale in atto, sulla latitanza degli intellettuali e sulla necessità di riaffermare un pensiero critico “forte” Di Silvia Iracà
Nei contributi raccolti nella Fine del postmoderno Luperini esprime con lucidità, in uno stile sobrio e lineare, la sua visione della contemporaneità fornendo non solo elementi di interpretazione della crisi culturale sociale politica e economica in atto, ma suggerimenti per un ripensamento dell’etica nella direzione di una sua effettiva rifondazione.

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Romano Luperini, La fine del postmoderno, Napoli, Guida, 2005, pp. 129

Romano Luperini (1940) è ordinario di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea dal 1980 e insegna attualmente Letteratura italiana presso l’Università degli studi di Siena. È anche professore aggiunto all’University of Toronto, Canada. Dirige le riviste di teoria e di critica della letteratura “Allegoria” e “Moderna”. Tra le sue pubblicazioni recenti: Breviario di critica (2002); PirandelloStoria di MontaleVerga modernoL’autocoscienza del moderno (2005).

Il giovane Carmelo Bene nei ricordi della sua prima moglie

La prima moglie di Carmelo Bene, Giuliana Rossi, racconta il periodo vissuto al fianco del marito negli anni cruciali e straordinari del Teatro Laboratorio. Di Gigi Livio e Armando Petrini
È uscito questa estate in libreria un volume autobiografico di Giuliana Rossi, morta poco prima dell’uscita del libro.
Il racconto conduce il lettore nel clima del primo periodo dell’attività teatrale di uno dei più grandi uomini di teatro del nostro novecento, illuminandone assai efficacemente tanto l’eccezionalità quanto la complessità.

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Tranquilli, siamo in buone mani

Mentre il colosso McDonald’s ci avvelena con gusto, la pubblicità, con gusto, ci insegna come desiderare di essere avvelenati. Di Lucia Marino
Nella sua forma di pubblicità e di marchio, il mercato è stato osservato al microscopio. Per affinità in Lire 26.900 di Frédéric Beigbeder (Milano, Feltrinelli 2004), libro che collega e stringe in un’unica ragnatela i principi pubblicitari. Per contrasto da Morgan Spurlock che denuncia, in Non mangiate questo libro (Roma, Fandango 2005), il marchio McDonald’s e le gravi conseguenze della McDieta.

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Un nuovo conformismo.

Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana (Therapeutic culture cultivating vulnerability in an uncertain age) è il titolo di uno studio del sociologo ungherese Frank Furedi, recentemente pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli. Di Donatella Orecchia
Con uno stile chiaro e diretto, lo studioso ci conduce lungo un ricco percorso di analisi e di critica della società contemporanea. Una nuova cultura, sostiene l’autore, si è diffusa nel corso degli ultimi trent’anni nel mondo occidentale colmando, in gran parte, il vuoto lasciato dallo sgretolarsi dei sistemi culturali di riferimento precedenti -le religioni tradizionali, da un lato, e i grandi progetti e le grandi ideologie politiche dall’altro -. Una cultura, detta ‘terapeutica’, che ha contribuito al progressivo affievolirsi della facoltà critica e al diffondersi di un nuovo pericoloso conformismo.

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La realtà non è opinabile. Riflessioni dal saggio Contro il relativismo di Giovanni Jervis.

Lo psichiatra Giovanni Jervis pubblica per i tipi di Laterza un’interessante indagine sulla deriva relativistica della cultura odierna offrendo al lettore elementi di sobria e ponderata critica al pensiero debole post-moderno. Di Silvia Iracà
La riflessione che Jervis propone nel suo saggio, partendo da posizioni di netto realismo materialistico in antitesi al dilagare di un “nuovo” idealismo, mette in discussione il grado di emancipazione che gli individui di una società posseggono per far fronte alle manipolazioni ideologiche del potere nel suo sforzo perenne di controllare e mantenere lo status quo.

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La “cordiale” ferocia del mercato totale. Appunti sul nuovo romanzo di Andrea Bajani.

La pubblicazione di Cordiali saluti, il nuovo romanzo di Andrea Bajani, si inserisce a pieno titolo nel vivace dibattito culturale odierno, affrontando la desolante condizione della generazione orfana di valori e certezze. Di Silvia Iracà
In uno stile che alterna caustica ironia e delicata naïveté il lavoro di Bajani mostra una via possibile oltre il «vuoto pneumatico» nell’epoca del mercato totale che ha spazzato ogni residuo di socialità e affettività. E la mostra innanzitutto attraverso la riaffermazione del romanzo come genere.

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La ‘scuola di teatro’ di un attore brechtiano

E’ uscito in traduzione italiana un importante libro di Ekkehard Schall, attore tedesco allievo e continuatore di Brecht, che indaga con raffinatezza e profondità il pensiero, oggi spesso dimenticato, del maestro. Di Armando Petrini
La pubblicazione in italiano del libro di Schall (La mia scuola di teatro. Seminari, lezioni, dimostrazioni, discussioni, Ubulibri, 2004) è importante per almeno due motivi.
Innanzi tutto perchè consente di conoscere meglio e più da vicino un attore così interessante e raffinato qual è Schall. In secondo luogo perchè dà un nuovo spunto per tornare a parlare di Bertolt Brecht, di cui Schall fu allievo e, per certi versi, continuatore.
Dalla lettura del libro emerge un’idea estremamente articolata e complessa dei concetti di teatro epico e di straniamento, che vengono riconsegnati da Schall alla loro corretta dimensione etica e conflittuale.

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Schall nel gesto ampio e volutamente teatrale della posa del guerriero in Coriolano di Shakespeare/Brecht. Il corpo fa pernio sulla gamba destra e si mostra in equilibrio precario: ciò accresce la tensione drammatica e alla stesso tempo la fissa in un’immagine precisa.

Schall (al centro, seduto) recita l’Arturo Ui di Brecht. La postura del corpo, leggermente irrigidito, e il viso, che appare bloccato ma non privo di mobilità, alludono a una recitazione estremamente complessa e fatta di sapienti spigolosità.

Bertolt Brecht, Berlino 1931