L’uscita nelle sale cinematografiche di L’educazione sentimentale di Eugenie, tratto dalla Filosofia nel boudoir di Sade, è l’occasione per una riflessione sulle modalità di trasposizione di un’opera letteraria (e di un’opera così ricca e importante come quella di Sade) in un film. Di Gigi Livio e Armando Petrini La trasposizione di un’opera letteraria in un film pone il problema complesso del rapporto fra linguaggio scritto e linguaggio cinematografico.
Nonostante la maggior parte dei film tratti da opere letterarie vantino un legame con l’opera di partenza semplicemente sul piano dei contenuti, la questione del rapporto fra letteratura e cinema andrebbe più correttamente affrontato dal punto di vista del linguaggio.
A maggior ragione quando si ha a che fare con capolavori assoluti come avviene nel caso dell’opera sadiana, e della Filosofia nel boudoir in particolare.
Categoria: Cinema
The Assassination. L’altra faccia del ‘sogno americano’
È uscito nelle sale cinematografiche italiane, alla fine del mese scorso, l’opera prima del regista americano Niels Mueller: sullo schermo uno straordinario Sean Penn dice il nostro tempo. Di Maria Pia Petrini
Sean Penn frantuma il ‘sogno americano’ mostrandocene i due volti: quello dell’illusione e quello della disperazione. Ci rivela un mondo tanto potente quanto fragile che, come il protagonista Sam Bicke, contiene in sé le proprie contraddizioni. Una pellicola che dice il nostro tempo, un tempo capace di emarginare chi non riesce ad ammaliare, capace di renderci ‘soli, divisi e deboli’. Ma anche un film contro il nostro tempo, perché ha il coraggio di smascherarlo e di invitarci a comprenderlo.
Gian Maria Volonté: la volontà di essere attore
Dieci anni fa l’attore moriva sul set di un film: riguardare alla sua arte lucida e raffinata serve a comprendere, oggi più che mai, il discrimine tra la radicalità e il coraggio delle scelte autentiche e la convenienza e superficialità della falsa coscienza. Di Silvia Iracà
Il decennale della morte di Gian Maria Volonté (dicembre 2004) ha fornito l’occasione per tornare a riflettere sull’arte e sulla vita di questo nostro grande attore: televisione e giornali lo hanno ricordato con la consueta oziosità aneddotica che da sempre intrattiene il grande pubblico.
Ma la figura di Gian Maria Volonté fu, e continua a essere, difficile da costringere in una formula, tanto più se pensata ad uso e consumo della frivolezza a cui tanta diffusa spettacolarizzazione ci ha abituati da qualche decennio a questa parte.
The Passion of the Christ di Mel Gibson
Il 7 di aprile 2004 è uscito anche nelle sale italiane The Passion of the Christ di Mel Gibson: un film che, nel suo fondamentalismo ideologico ed estetico, riflette in pieno l’attuale politica statunitense. Di Chiara Delmastro e Donatella Orecchia
Una pellicola che rappresenta in maniera ideale l’era di Bush e che si può analizzare sostanzialmente sotto tre profili; dapprima quello più strettamente filologico, poi quello dell’estetica cinematografica, i quali rimandano all’aspetto politico-ideologico dell’opera, quello che con più urgenza richiedeva di essere esaminato.
E forse il lato maggiormente inquietante del fenomeno è proprio questo, cioè che a molti, fra pubblico e critica, pare sia sfuggito il rozzo manicheismo che regge tutta la narrazione; sintomatico di un’epoca di crisi strutturale che investe la nostra società come tutto il mondo occidentale.
Dogville, un dono nel deserto
Uscito nelle sale nel 2003, Dogville è il primo film di una trilogia dedicata all’America del regista danese Lars von Trier: un’opera sapientemente costruita che indaga il linguaggio cinematografico e mostra il mondo spietato in cui viviamo. Di Maria Pia Petrini
In un tempo scandito dai ritmi e dalle leggi dello spettacolo, il cinema diventa una macchina per non farci pensare, che confeziona eroi non più tragici, falsi e non finti. La buia sala cinematografica invece d’incantarci ci distrae, confondendosi così fra i tanti orpelli costruiti per imprigionarci in una cella dorata.
Lars von Trier apre una crepa in quei muri e ne svela la fragilità e la falsità: spiazzandoci continuamente ci costringe a riflettere e a dubitare del falso oro luccicante. Ci mostra tutto il marcio del nostro mondo, dove la grazia, l’arte e il dono, sembrano non poter più esistere, ma svelandoci la finzione del suo gioco ci porta a guardare meglio e a vedere che hanno solo le ali spezzate e, costretti a terra, possono ancora lottare, seppur con un canto disperato.