Uno spettacolo violento, un grido che può risvegliare le coscienze: la compagnia torinese, solo per collocazione abitativa, continua il suo inesorabile lavoro di contraddizione. Di Giuliana Pititu
OperaarepO, l’ultimo spettacolo di Uno e Trino, mette in luce, con notevole senso dell’arte, la tragedia che ogni giorno si sviluppa e cresce nel nostro paese, e non solo. Si tratta di un disperante tentativo di recupero del tragico in uno mondo in cui il tragico non esiste più perché sostituito completamente dal farsesco e dalla falsità, una litania funebre ammaliante e tagliente che non lascia scampo.
L’ultimo lavoro di Riccardo Caporossi, frutto di un laboratorio tenuto a Torino, stimola a una riflessione sul concetto di realismo nel nostro tempo. Di Gigi Livio
Con Né più né meno, titolo che incarna perfettamente una poetica, Riccardo Caporossi imposta un discorso sulla poesia nel teatro e sul realismo quali possono essere concepiti nel nostro tempo. Lo stretto legame che si realizza fra il primo termine e il secondo costituisce certo il fattore principale della riuscita artistica dello spettacolo.
Unico film italiano in concorso al Festival di Cannes, Vincere di Marco Bellocchio potrebbe tentare un ambizioso discorso critico, ma gli elementi di interesse che emergono nella prima parte vengono presto soffocati dal dramma personale della protagonista. Di Enrico Pili Nel Cinema la rimozione della finzione tramite un preteso sguardo “oggettivo” sulla realtà (naturalismo acritico) non porta mai a quella realtà presa in esame, a causa di un paio di tare ereditarie: il persistere dello sguardo del regista (e della sua “classe sociale”) e la maledizione del melodramma, che impestano quella presunzione di oggettività sacrificando la complessità sull’altare della lacrimevole bega familiare.
Riprendiamo il discorso che abbiamo aperto nel mese di marzo con l’articolo Futurismo, nel centenario del Manifesto di fondazione di quel movimento, proponendo alcune pagine di Mario De Micheli da Le avanguardie artistiche del Novecento. Di Maria Pia Petrini
Mario De Micheli, nel suo testo dedicato alle avanguardie artistiche del Novecento, dedica un capitolo alle “Contraddizioni del Futurismo”, offrendoci un interessante punto di vista sul movimento e in particolare sugli aspetti della pittura futurista: ne coglie la modernità, pur non tralasciando di sottolinearne gli aspetti retrivi e tenendo sempre presente la condizione storica in cui è sorto. Identifica poi in Boccioni un artista moderno, che porta in sé e nella sua opera le contraddizioni del proprio tempo. Un artista d’avanguardia che rifugge il frammentismo impressionista, e dunque lo psicologismo del dato particolare, nel tentativo di avvicinarsi a una comprensione dolorosa del “dramma universo”.
Il cinema 3D aderisce in piena regola alla logica dell’ideologia dominante estremizzando, attraverso la terza dimensione, il carattere naturalistico che ormai da tempo domina le scene. Di Valerie Bubbio e Letizia Gatti
Come il cinema delle origini attraeva il pubblico pagante mostrando le “meraviglie” delle prime immagini in movimento, così il 3D oggi attira lo spettatore per mezzo di presunte e spettacolari novità formali. Sebbene infatti la tecnologia sia mutata, la forma – intesa come struttura – non è cambiata: sia le due dimensioni che la rappresentazione tridimensionale riproducono, nel cinema di consumo e intrattenimento, il più verosimilmente possibile il mondo e la naturalezza della vita quotidiana, facendo sembrare consueti i fatti straordinari, per indurre lo spettatore a un’anestetizzante immedesimazione acritica. La tecnologia 3D, in quanto portatrice della stessa ideologia culturale che muove la società dello spettacolo, è dunque una rivoluzione soltanto apparente che distoglie ancora una volta l’ uomo dalla comprensione effettiva e concreta della realtà.
Oggi l’affermare posizioni critiche ormai superate fa parte del clima di ritorno all’ordine che ammorba la cultura italiana tutta. Di Gigi Livio Un articolo di Carlo Ossola, docente universitario e critico letterario, uscito sul supplemento domenicale del “Sole 24 ore”, offre lo spunto per affrontare il problema del ritorno all’ordine di tanti intellettuali arresi al potere che contribuiscono, anche con la loro ignoranza, ma certo con molta burbanzosità, al decadimento culturale del paese.
La nuova pellicola della regista Ursula Meier racconta, attraverso la grottesca storia di una famiglia, le paure e le nevrosi della società contemporanea. Di Giuliana Pititu
Il film Home, grazie all’ottima commistione tra il lavoro registico di Ursula Meier e quello degli attori da lei scelti, in cui spicca la graffiante e destabilizzante presenza di Isabelle Huppert, rompe la tranquillità dello spettatore, che cerca semplice intrattenimento, e semina un’inquietante paura che obbliga alla riflessione o alla fuga.
L’ultimo spettacolo di Remondi e Caporossi sembrerebbe, secondo la nostra visione critica, proporsi come un atto di resistenza di fronte alla resa di tanta parte dell’ex-avanguardia al mercato. Di Gigi Livio
L’ultimo spettacolo di Remondi e Caporossi, Dolore perfetto, offre il destro a una serie di considerazioni. Infatti uno spettacolo non è mai soltanto uno spettacolo. La questione, oggi assai meno sentita di quanto avveniva negli anni sessanta e settanta, del teatro e in genere dell’arte di contraddizione sembra qui trovare una sua soluzione alla luce di constatazioni che riguardano la straordinaria forma in cui si struttura il testo spettacolare.
L’ultimo film diretto e interpretato da Clint Eastwood si inserisce senza problemi nelle file delle pellicole di immediato e facile consumo. Presenta però, nella recitazione del protagonista e nel trattamento del problema del popolo Hmong, prospettive interessanti che aprono degli spiragli per alcune riflessioni critiche. Di Enrico Pili
Il centenario della pubblicazione del Manifesto di fondazione del futurismo (20 febbraio 1909) ha offerto lo spunto a una serie di celebrazioni. Sembra necessario, in questa occasione, iniziare a porre alcuni punti di discussione sul problema. Di Gigi Livio Il centenario del futurismo viene celebrato in vari luoghi con articoli e mostre. Ma quale può essere oggi l’interesse per quel movimento che vada al di là dell’uso che ne fa l’industria culturale? Il futurismo italiano risulta ancora un problema da approfondire al di là delle varie mode dei vari momenti storici. L’occasione è dunque opportuna per poter porre alcuni interrogativi su quel movimento e sul problema dell’avanguardia, oggi assai vivo proprio perché volutamene accantonato dal pensiero postmoderno.