Il ritorno di Maigret

L’editore Adelphi ristampa tutta l’opera di Simenon. La RAI distribuisce, in nastro e DVD, Le inchieste del commissario Maigret con Gino Cervi. Una ghiotta occasione per rivedere al lavoro un importante attore della seconda metà del novecento. Di Gigi Livio e Giuliana Pititu

Lo spettatore televisivo di fronte a Gino Cervi-Maigret può avere un rifiuto netto o essere al contrario affascinato dalla sua recitazione, lontana dai canoni attuali, lenta rispetto ai ritmi televisivi ai quali siamo stati abituati dalle fiction che ogni giorno rimbalzano sui nostri schermi.
 
La sua forza è tutta all’interno della drammaturgia d’attore, intrisa di un linguaggio particolare. Si può vedere come usa la pipa, simbolo del commissario di Simenon, che per Cervi diviene uno degli ‘strumenti’ che gli serve a rendere unica la sua recitazione.
 
La pipa è un’occasione per rendere, nella naturalezza, più incidentato il fraseggio e la gestualità dell’attore, che così acquistano un tono personalissimo e particolarmente suo.


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La particolare capacità espressiva di Gino Cervi è il tratto caratterizzante della sua recitazione. Il suo sguardo è penetrante ma spesso anche distante, riempie lo schermo e rapisce l’attenzione del pubblico. Il non detto comunica più delle parole.

Il particolare linguaggio della naturalezza di Cervi, così vicino alla vita quotidiana, è esemplificato con efficacia in questa immagine: qui traspare tutta la sua corposa voracità, la capacità di coinvolgere il pubblico fino al punto di fargli quasi sentire il sapore di ciò che sta mangiando.

La pipa è l’oggetto che maggiormente caratterizza Maigret-Cervi nell’immaginario del pubblico. La sua abilità attorale gli permette di sfruttare questo elemento come un impedimento al fluire limpido della parola.

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