Durante lo sciopero del 6 dicembre, indetto dalla Fiom e cui hanno aderito gli studenti, questi ultimi hanno innalzato, a Torino, uno striscione con su scritto “Vogliamo il pane ma anche le rose”. Il dialogo tra Ernesto e Antonio discute dell’importanza o meno delle rose. Di Gigi Livio
Categoria: Terza pagina
I giovani del ’68 e quelli di oggi
Può essere utile, per comprendere i motivi della ribellione dei giovani di oggi, paragonare ciò che accadde nel ’68 a ciò che succede in questi giorni non solo in Italia. E’ cambiato tutto: la scuola, le categorie sociali cui appartengono gli studenti, la società che subisce oggi una crisi economica non certo da imputare agli ‘ultimi’, la cultura con il trionfo, per ora, della mentalità postmoderna sia sul piano culturale vero e proprio e su quello, più ampio, della cultura antropologica. E’ giusto segnalare questo cambiamento per meglio capire ciò che è successo e ciò che succede oggi. Di Gigi Livio

La prima fotografia si riferisce a un momento dello scontro tra studenti della Facoltà, di architettura di Roma a Valle Giulia, il primo marzo del 1968, e la seconda, invece, al corteo di Roma del 14 novembre. Lo scontro di Valle Giulia fu particolarmente violento e sanguinoso: Pasolini ne diede un’interpretazione sfavorele agli studenti (nell’articolo sono riportati pochi, ma significativi, suoi versi) e intuì, che il ’68 si sarebbe rivelato come il momento embrionale di ciò, che nel futuro avrebbe dato frutti avvelenati. Gli studenti di oggi, che rappresentano classi sociali diverse, vogliono, al contrario, avere (o ri-avere) un futuro di uomini liberi sia dal punto di vista materiale, e cioè, quello economico, che da quello culturale: sul loro cartello campeggia, infatti, la parola “futuro”.

La prima fotografia si riferisce a un momento dello scontro tra studenti della Facoltà, di architettura di Roma a Valle Giulia, il primo marzo del 1968, e la seconda, invece, al corteo di Roma del 14 novembre. Lo scontro di Valle Giulia fu particolarmente violento e sanguinoso: Pasolini ne diede un’interpretazione sfavorele agli studenti (nell’articolo sono riportati pochi, ma significativi, suoi versi) e intuì, che il ’68 si sarebbe rivelato come il momento embrionale di ciò, che nel futuro avrebbe dato frutti avvelenati. Gli studenti di oggi, che rappresentano classi sociali diverse, vogliono, al contrario, avere (o ri-avere) un futuro di uomini liberi sia dal punto di vista materiale, e cioè, quello economico, che da quello culturale: sul loro cartello campeggia, infatti, la parola “futuro”.
Venezuela e dintorni
Riflessioni e divagazioni a partire da una visita al padiglione venezuelano della Biennale Architettura di Venezia 2012. Di Enrico A. Pili


Il ministro Profumo tra libri di testo e computer
Tra i tanti problemi che ha già la scuola italiana ora se ne affaccia un altro che potrebbe avere conseguenze pericolose. Il ministro Profumo pretenderebbe che gli studenti rinunciassero ai libri di testo e col ricavato in denaro si comprassero il computer. E i libri di testo? Secondo il ministro dovrebbero farseli da soli. Questo comporterebbe il fare a meno di quella guida e di quella base che costituisce il libro di testo, solitamente redatto da specialisti della materia e della didattica. Di Gigi Livio
Riflessioni di un critico
Brevi riflessioni sul mestiere di critico nel momento attuale. Lo scritto prende spunto da analoghe riflessioni di Romano Luperini, assai profonde e coinvolgenti, e vi oppone un diverso punto di vista. Di Gigi Livio
“L’arte non è cosa nostra” … perché forse non è più arte.
Appunti sull’ennesima operazione commercial-artistica dell’industria culturale. Di Ariela Stingi


Il buio dell’arte. A proposito della 54° Biennale di Venezia
Breve riflessione sulla 54° Biennale di Venezia e sulle difficoltà che lo spettatore affronta quando si trova a confronto con l’arte contemporanea e di “puro concetto”. Di Ariela Stingi


Libertà
Breve riflessione su una delle parole più usate (e abusate) nella storia dell’Occidente. Di Claudio Deiro
Una tavola rotonda sulla crisi del postmoderno
Il 17 settembre la redazione di questa rivista si è ritrovata, insieme a due ospiti, per dar vita a una tavola rotonda sull’attuale discussione sulla crisi del postmoderno. Prendendo spunto dalle tesi esposte da Vattimo e Ferraris su “Micromega” e da altri scritti sull’argomento, sono state fatte alcune considerazioni che qui riportiamo. La sbobinatura dell’incontro è stata rivista, come sempre si fa in questi casi, ma chi si è incaricato della redazione (Letizia Gatti) ha cercato di mantenere comunque la vivacità del parlato.
Dio è un pensiero che pensa se stesso
L’esercizio della critica, portato alle sue più estreme conseguenze, pare dissolvere ogni possibilità di certezza e di senso. Rendendo consapevoli le nostre scelte è possibile però ritrovare sia il senso dell’esistenza che la concretezza della verità. Di Claudio Deiro