Teoria Tradizionale e Teoria Critica. Un problema irrisolto

Sono passati 75 anni dal celebre saggio di Max Horkheimer che proponeva, in modo chiaro e perentorio, la necessità di ripensare l’edificio teorico tradizionale, colpevole – secondo Horkheimer – di rispondere solo in parte alle esigenze conoscitive pratiche dell’individuo. A oggi, le analisi di Horkheimer, suonano sempre più attuali, ma, proprio per essersi evolute da profezie a realtà osservabili, e forse anche perché non stimolano più una passione critica legata alla teoria critica, le sue previsioni sono sempre meno prese in seria considerazione. Di Nicola Busca

PDF

L’immagine del Marx gaudente che fa il segno della vittoria è stata utilizzata anche dal filosofo torinese Diego Fusaro come copertina del suo libro, «Bentornato Marx. Rinascita di un pensiero rivoluzionario». In quest’opera, edita da Bompiani nel 2009, il giovane pensatore torinese prende coraggio e affronta, con grande onestà intellettuale, ciò che rimaneva del pensiero marxista, ovvero – riprendendo un’espressione di Jacques Derrida – spettri che infestavano la storia del pensiero. Che sia giunto il tempo di una Marx renaissance?

L’UOMO A UNA DIMENSIONE: Massimo de Rigo. Olio su tavola, 1966. «Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico». Herbert Marcuse, lo psicologo della Scuola di Francoforte, iniziava così la sua opera diventata poi manifesto dell’intero movimento studentesco degli anni ’60. La teoria critica aveva, tra i suoi obiettivi, anche quello di combattere l’unilateralità di pensiero, spesso causa della modalità teorica tradizionale e, almeno potenzialmente, controbattibile da parte della teoria critica.

William James: dal pragmatismo alla credenza utopica

Oltre a essere una filosofia pragmatica, empirista e fortemente legata alla realtà, quella di William James è anche, a uno sguardo più approfondito, una formulazione di pensiero in grado di aprire a risultati sorprendenti e inaspettati. Di Nicola Busca

PDF

Cartelli stradali Utopia. Come in questi cartelli stradali, molti hanno già indicato la via da seguire per l’utopia. Non si tratta qui di sognare a occhi aperti, e nemmeno di arrischiarsi in elzeviri filosofico-metafisici irrealizzabili. Basterebbe ridefinire l’utopia, oppure, quanto meno, riferirsi a qualcosa di simile a essa. Basterebbe veramente pensare, un po’ seguendo la lezione di James, che ogni nostra idea, se viva e interessante, può effettivamente portare a un miglioramento del mondo nel quale viviamo.

Cartelli stradali Utopia. Come in questi cartelli stradali, molti hanno già indicato la via da seguire per l’utopia. Non si tratta qui di sognare a occhi aperti, e nemmeno di arrischiarsi in elzeviri filosofico-metafisici irrealizzabili. Basterebbe ridefinire l’utopia, oppure, quanto meno, riferirsi a qualcosa di simile a essa. Basterebbe veramente pensare, un po’ seguendo la lezione di James, che ogni nostra idea, se viva e interessante, può effettivamente portare a un miglioramento del mondo nel quale viviamo.

We Inhabit the Corrosive Littoral of Habit. James Gleeson, 1940, olio su tela, 40,7 x 51,1, National Gallery of Victoria, Melbourne.
Proprio come nel dipinto di Gleeson – artista surrealista australiano che tratta soprattutto i temi dell’inconscio, della religione e della mitologia – se ci intratteniamo troppo a lungo sul litorale dell’abitudine, ci disintegriamo. L’abitudine corrode, è stantia, è il presupposto del decadimento, fisico e mentale. Bisogna cambiare aria, cercare un’altra spiaggia, trovare nuova linfa vitale. In soldoni, credere e ricercare il nuovo e il differente. L’evento perturbante.

Faust

Faust di Sokurov, vincitore del Leone d’Oro all’ultimo festival di Venezia, ci ha posto di fronte alle difficoltà di fare critica. Volendo mettere in evidenza le luci dell’opera ci siamo arresi di fronte a quelle zone d’ombra che non siamo riusciti a illuminare. Dichiariamo quindi la disfatta dialettica. Abbiamo fallito. Speriamo perlomeno che i nostri appunti permettano al lettore di giungere, almeno lui, all’agognata sintesi del processo. Di Enrico A. Pili

PDF

La locandina di Faust ribadisce il discorso del film: il pensiero illuministico è una veste di pizzi tirata sopra ai bassi istinti umani. Se si guarda con attenzione attraverso il pensiero dei lumi, così come ha fatto Sade, ci accorgiamo che la ragione ordinatrice e distruttrice non ha cambiato la sua sostanza, soltanto il suo vestito.

Il buio dell’arte. A proposito della 54° Biennale di Venezia

Breve riflessione sulla 54° Biennale di Venezia e sulle difficoltà che lo spettatore affronta quando si trova a confronto con l’arte contemporanea e di “puro concetto”. Di Ariela Stingi

PDF

Scorcio dell’installazione, nel padiglione brasiliano, allestito da Artur Barrio. Uno dei punti fondamentali dell’opera di Barrio sono le installazioni atte a interagire e coinvolgere il pubblico. Si fatica, in questo specifico caso, a comprendere quale messaggio l’artista stia mandando ad un possibile osservatore.

Installazione intitolata “Pieta: self-death”, dell’artista Lee Yongbaek. La scultura ripropone l’immagine della Madonna che sorregge il figlio morto, usando due figure: una il calco dell’altra. L’artista si affida ai nuovi media per la ricerca dei suoi lavori e cerca una commistione tra contenuti socio-politici e il pensiero buddista.

Falsa e vera avanguardia. Alcuni appunti su Faust e Melancholia

Faust di Sochurov e Melancholia di von Trier sono messi a confronto, per veloci appunti, dal punto di vista dell’avanguardia allo scopo di cercare di capire quanto di autenticamente diverso, confronto al cinema simbolistico e naturalistico, ci sia nell’uno e nell’altro. Di Gigi Livio

PDF

Due primi piani di Juliette (Kirsten Dunst): nel primo abbraccia il padre alla sua festa di nozze e nella seconda guarda il cielo illuminato da Melancholia subito dopo, quando la festa si sposta in giardino. Nella prima espressione del volto dell’attrice cogliamo il suo desiderio di mostrarsi ‘felice’, illusione destinata a dileguarsi ben presto di fronte all’apparire di Melancholia e cioè della minaccia di morte che la farà piombare nella depressione, una depressione che lei saprà affrontare con forza e stoicismo. Nella seconda inquadratura l’atteggiarsi del volto e dello sguardo ci permette di cogliere preoccupazione e sgomento mentre già si affaccia, attraverso la dolcezza femminile, la rassegnazione.

Due primi piani di Juliette (Kirsten Dunst): nel primo abbraccia il padre alla sua festa di nozze e nella seconda guarda il cielo illuminato da Melancholia subito dopo, quando la festa si sposta in giardino. Nella prima espressione del volto dell’attrice cogliamo il suo desiderio di mostrarsi ‘felice’, illusione destinata a dileguarsi ben presto di fronte all’apparire di Melancholia e cioè della minaccia di morte che la farà piombare nella depressione, una depressione che lei saprà affrontare con forza e stoicismo. Nella seconda inquadratura l’atteggiarsi del volto e dello sguardo ci permette di cogliere preoccupazione e sgomento mentre già si affaccia, attraverso la dolcezza femminile, la rassegnazione.

Adorno: Natura e Storia

Nel secondo dei saggi sull’Attualità della filosofia, Adorno, criticando la fenomenologia di Scheler e Heidegger propone, al contempo, un’originalissima definizione di Natura. Di Nicola Busca

PDF

La caducità del tempo in una giornata di luglio, Parigi. Lo scorrere temporale ha sicuramente il ruolo fondamentale sia nel disgregare sia nel rendere l’opera dell’uomo come parte integrante del paesaggio naturale. Tutto ciò che l’uomo fa – secondo Adorno – è natura, mito, produce storia. Tuttavia, senza lo scorrere inesorabile del tempo, la produzione umana non potrebbe essere inglobata così facilmente dal mondo esterno.

Canaletto, Capriccio con rovine classiche, olio su tela, 180 x 323, Milano, collezione privata. Adorno propone, nel saggio sull’Idea di storia naturale una particolare definizione di natura. La natura è qui concepita da Adorno come ciò che scaturisce dal mondo dell’uomo, è tutto ciò che gli individui producono e fanno. La natura manifesta tutto l’uomo e tutta l’umanità, è tutto ciò che l’uomo porta a compimento nella sua esperienza mondana. Si potrebbe quindi vedere, ampliando la definizione di Adorno, una sorta di continuità tra la produzione umana e la natura come canonicamente viene definita. Ecco quindi che le rovine ritratte dal Canaletto diventano parte integrante del paesaggio naturale, la caducità del tempo e la forza disgregante del divenire inglobano l’opera dell’uomo nel mondo naturale e le costruzioni architettoniche stesse diventano paesaggio naturale. In questo modo, le rovine di un tempio greco e una giungla equatoriale iniziano a vedere sfumati i loro contorni. Tutto diventa mondo dell’uomo.

Una tavola rotonda sulla crisi del postmoderno

Il 17 settembre la redazione di questa rivista si è ritrovata, insieme a due ospiti, per dar vita a una tavola rotonda sull’attuale discussione sulla crisi del postmoderno. Prendendo spunto dalle tesi esposte da Vattimo e Ferraris su “Micromega” e da altri scritti sull’argomento, sono state fatte alcune considerazioni che qui riportiamo. La sbobinatura dell’incontro è stata rivista, come sempre si fa in questi casi, ma chi si è incaricato della redazione (Letizia Gatti) ha cercato di mantenere comunque la vivacità del parlato.

PDF