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Il film di George Clooney riaffronta il problema della libertà di espressione nel periodo maccartista. Di Gigi LivioIl film può essere inserito all’interno di un filone cinematografico di documentazione della realtà storica oggi molto frequentato da Fahrenheit 9/11 a Allende. Tipica opera di un “borghese onesto” affronta il problema del maccartismo, e delle sue ricadute sull’informazione, in modo duro e rigoroso impostato in uno stile scarno e scabro che usufruisce molto efficacemente del bianco e nero.

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George Clooney (a sinistra) dirige un film che intende riproporre un momento di lotta al maccartismo realmente avvenuta. La scelta del bianco e nero, oltre a darci la sensazione dell’epoca in cui si svolsero i fatti, serve al regista -che ritaglia per sé un ruolo secondario- per mettere meglio in evidenza i chiaroscuri: e la cosa gli riesce benissimo perché ha saputo scegliere l’attore protagonista adatto (David Strathairn, a destra) che offre allo spettatore un volto insieme scavato e sereno nella sua determinazione a dare un significato di onestá intellettuale e di rigore morale al suo personaggio.

La scelta di ambientare il film negli studi della Cbs dove avvennero i fatti ottiene due risultati: quello di dare un senso di veritá documentaria alla narrazione e quello di evocare in modo diretto il mondo della televisione con tutti i suoi problemi, le sue luci e le sue ombre. È l’ambiente in cui matura e, in questo caso esemplare, si concretizza la rivolta nei confronti dell’ingiustizia sociale e culturale che il senatore McCarthy perpetra nei confronti soprattutto del proprio paese e in chi crede ai valori della democrazia e della costituzione.

David Strathairn fornisce in questo film una prova d’attore eccezionale. Recitando in modo asciutto e scabro, senza i riboboli e i barocchismi propri degli attori americani che si ispirano al metodo dell’Actors Studio, riporta il suo mestiere verso quell’orizzonte artistico che serve a esprimere l’oggettività delle cose e non la psicologia individuale, propria di un individualismo esasperato, attraverso il cui filtro vedere e giudicare la realtà. Una certa leggera tensione rivelata costantemente dal suo sguardo ci ricorda che il vero coraggio, quello dell’uomo cosciente di ciò che sta facendo, non può essere mai esente da una forma sottile di timore.

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