Cinema Cielo

Danio Manfredini al Teatro dell’Elfo di Milano con Cinema Cielo: la poetica personalissima di un attore-autore tra i più interessanti del panorama italiano in uno spettacolo che a tratti scade nel patetismo. Di Maria Vittoria Gialli
Nel febbraio 2004 è stato riproposto a Milano al Teatro dell’Elfo Cinema Cielo, uno spettacolo di e con Danio Manfredini. Un’occasione per vedere un attore come pochi fedele a se stesso nelle sue ossessioni e passioni artistiche.
Manfredini ci mostra l’interno di un cinema porno effettivamente attivo a Milano negli anni settanta e il mondo che lo anima; in quella platea omosessuali, trans e strane coppie etero cercano se stessi (e un fugace piacere sessuale). Qui Manfredini nei panni del personaggio di Samira, ardente e tormentata transessuale, racconta la sua iniziazione con toni intesi, intrisi di umorismo e disperazione.
Il talento e lo stile personalissimo di Manfredini si stemperano tuttavia in uno spettacolo non del tutto risolto.

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Nella sala di Cinema Cielo gli attori-spettatori guardano verso la platea del teatro: fra i due scorre una pellicola immaginaria di cui si ode soltanto il sonoro. Il pubblico reale si trova così a specchiarsi nel pubblico della finzione, senza che tuttavia sia permessa alcuna immedesimazione: tutto è finto in quella sala, compresi molti dei suoi frequentatori che sono rigidi manichini di plastica.

La Scenografia, le luci, la presenza dei manichini e la recitazione un po’ marionettistica degli attori, tutto nello spettacolo mira a rendere esplicita la finzione scenica. Ma il solo Manfredini ha la forza e l’intensità per fare di tale finzione l’espressione autentica della sua poetica d’attore.

Remondi e Caporossi. Una voce contro il tempo

Al teatro Metastasio di Prato una retrospettiva che ripercorre l’attività trentennale di due artisti della scena. Una mostra e una serie di spettacoli per dare voce a una ricerca ininterrotta, ostinata e appartata, sul linguaggio del teatro. Di Mariapaola Pierini
Nella retrospettiva di Parma Remondi e Caporossi presentano Me e Me, uno spettacolo prezioso e delicato, una riflessione sull’inesorabilità del tempo che scorre.
Sulla scena, due fili rossi si dipanano da un arcolaio e la voce di Remondi denuncia, con rabbia e lievità, il disagio di due artisti di fronte a un tempo che non comprendono e che forse non li può più comprendere.
Non c’è rassegnazione, e contro questo nostro tempo Rem e Cap ostinatamente continuano a ricercare e sperimentare. Come silenziosi artigiani del teatro conservano la memoria del proprio lavoro e trasmettono il loro sapere: e così i loro spettacoli storici degli anni ’70, Sacco e Pozzo, riprendono vita grazie a due giovani attori, Pasquale Scalzi e Armando Sanna.

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Remondi e Caporossi, due volti e due corpi, una coppia che sulla scena ha costruito un teatro di azioni, silenzi e sguardi.

Sotteraneo. Claudio Remondi, Riccardo Caporossi e Noemi Regalia, una riflessione lieve e impietosa sulla solitudine della vita quotidiana.

Il sacco è il protagonista dello spettacolo più celebre della coppia Remondi e Caporossi. Un gioco crudele, e talvolta comico, tra una vittima e un carnefice.