Gangster Squad

Gangster Squad dimostra come la sola presenza di un cast di attori ritenuti di alto livello – e la partecipazione di un attore in particolare – non possa essere sufficiente a garantire la buona riuscita di un film. È essenziale che il regista sia in grado di cogliere la genialità di quell’attore e di mostrarcela generosamente. Di Daniela De Luca

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La locandina del film. Al centro in alto Sean Penn insieme a due personaggi della Gangster Squad, gli attori Ryan Gosling e Josh Brolin.

Il primo piano di Mickey Cohen – Sean Penn in un momento di tensione all’inizio del film: uno degli sgherri del boss ha commesso un errore e implora il perdono, lo sguardo ottenuto in risposta anticipa l’epilogo.

Grillo e il politicamente corretto.

Come all’alba dell’egemonia postmodernista esisteva già L’allegoria del moderno di Romano Luperini, anche oggi, all’alba dell’inferenza concreta del grillismo nello Stato centrale, esistono analisi esaustive di ciò che appare a oggi il Movimento 5 Stelle (assolutamente da leggere la concisa analisi a firma del collettivo Wu Ming apparsa su Il Manifesto del primo marzo e recuperabile qui). Per queste ragioni proverò a non soffermarmi su argomenti già trattati altrove. Di Enrico A. Pili

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Frammenti di un discorso sull’attore: Lorena Senestro

È ancora possibile oggi, dopo la forzata liquidazione dell’avanguardia degli anni sessanta e settanta, che si possa trovare sulla scena italiana un modo di recitare non naturalistico? Lorena Senestro, giovane attrice piemontese, responsabile con il regista Massimo Betti Merlin del Teatro della Caduta di Torino, ci dà prova, insieme a pochissimi altri, del fatto che una recitazione di questo tipo è ancora frequentabile e con notevole vantaggio dell’arte teatrale. Di Gigi Livio

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La fotografia teatrale è diversa dalla riproduzione di un fotogramma di un film. Nel secondo caso si può vedere l’opera del regista grazie all’analisi dell’inquadratura, delle luci, dell’espressione dell’attore, eccetera. Nel primo abbiamo invece un’immagine “morta” perché ferma un frammento di vita scenica proprio come succede nelle fotografie di tutti i giorni. Per cui è difficile delegare il compito di illustrare qualche concetto dell’articolo su Lorena Senestro a queste due immagini. È però possibile trarre da queste qualche suggestione. Nella prima vediamo l’attrice in un atteggiamento che potremmo definire “normale” non fosse per gli occhi che trasmettono l’idea di una presa di posizione critica su ciò che sta dicendo. Da notare è non soltanto il fatto che gli occhi sono socchiusi ma la luce penetrante e pensosa che ne promana. Nella seconda immagine è evidente ciò che si dice nell’articolo a proposito del corpo atteggiato in modo non naturale. Anche qui il volto si accentra negli occhi da cui questa volta promana una luce decisamente ironica. Questo modo di impostare gli occhi è perfettamente contestuale con l’atteggiamento tutto del volto e in modo particolare della bocca teso a ottenere il risultato di una garbata parodia della coquetterie.

La fotografia teatrale è diversa dalla riproduzione di un fotogramma di un film. Nel secondo caso si può vedere l’opera del regista grazie all’analisi dell’inquadratura, delle luci, dell’espressione dell’attore, eccetera. Nel primo abbiamo invece un’immagine “morta” perché ferma un frammento di vita scenica proprio come succede nelle fotografie di tutti i giorni. Per cui è difficile delegare il compito di illustrare qualche concetto dell’articolo su Lorena Senestro a queste due immagini. È però possibile trarre da queste qualche suggestione. Nella prima vediamo l’attrice in un atteggiamento che potremmo definire “normale” non fosse per gli occhi che trasmettono l’idea di una presa di posizione critica su ciò che sta dicendo. Da notare è non soltanto il fatto che gli occhi sono socchiusi ma la luce penetrante e pensosa che ne promana. Nella seconda immagine è evidente ciò che si dice nell’articolo a proposito del corpo atteggiato in modo non naturale. Anche qui il volto si accentra negli occhi da cui questa volta promana una luce decisamente ironica. Questo modo di impostare gli occhi è perfettamente contestuale con l’atteggiamento tutto del volto e in modo particolare della bocca teso a ottenere il risultato di una garbata parodia della coquetterie.

Plastinazione: tra spettacolo macabro e pretese didattiche.

La mostra The Human Body, attualmente allestita al palaolimpico di Torino, mostra come oggi più di ieri il positivismo è la maschera dietro cui il capitalismo nasconde i propri affari. Di Enrico A. Pili

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Il testimonial Alessandro Cecchi Paone posa con un cadavere plastinato. Il vivo ha dichiarato che c’è poco da polemizzare, visto che anche ai tempi di Aristotele si studiavano i corpi dei morti. Crediamo che il paragone avrebbe dovuto tener conto della differenza culturale abissale tra i greci del quarto secolo avanti Cristo e gli occidentali del ventunesimo dopo Cristo per evitare di suonare tanto ingenuo.

Il teschio esposto in vari punti della città per sponsorizzare la mostra. Nonostante la mostra non abbia ricevuto l’appoggio dei docenti di anatomia di Torino, ha ricevuto l’appoggio di Regione, Provincia e Comune. L’assessore del PDL Michele Coppola afferma infatti: «A nostro giudizio il valore divulgativo dell’esposizione è altissimo e merita un plauso».

Berlusconi, il postmoderno e l’immedesimazione

Lo scontro ‘concordato’ tra Santoro e Berlusconi permette di impostare un ragionamento sulle capacità -il nemico non va mai sottovalutato- di quest’ultimo sia dal punto di vista della comprensione del momento storico-culturale che stiamo vivendo sia da quello della politica spettacolo. Di Letizia Gatti e Gigi Livio

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Berlusconi e Santoro si sono dati la battuta:
B: «Santoro, siamo da lei o da Zelig?»
S: «Lei è molto più Zelig di me…»
Mentre i maggiori quotidiani di sinistra hanno criticato, a ragione, l’operazione massmediatica di Santoro, il chiacchiericcio del giorno dopo (in radio, sul web, in tv) ha sollevato inconsapevolmente una questione centrale del discorso politico postmoderno: la commistione tra divertimento e informazione. È ciò che oggi chiamiamo infotainment, e che è prima di tutto enterteinment e soltanto dopo, con effetti nefasti per quest’ultima, information(sempre che, naturalmente, si pretenda dall’informazione, come è giusto ma mai scontato che sia, anche la critica ai costumi presenti).



L’arena di Servizio pubblico mostra tutti i caratteri del discorso spettacolare: la scenografia, la posizione dei palchi, i gesti del conduttore, quelli del pubblico e dell’ospite protagonista. Qui va in scena uno spettacolo da corrida, dove il mattatore sfida il toro che non vuol darsi per vinto e, forte delle proprie doti, rischia anzi di vincere. A dichiararlo è persino la canzone di Claudio Villa, Granada, che apre la puntata.

Dialoghetto moral-politico sulle rose. Operai e studenti.

Durante lo sciopero del 6 dicembre, indetto dalla Fiom e cui hanno aderito gli studenti, questi ultimi hanno innalzato, a Torino, uno striscione con su scritto “Vogliamo il pane ma anche le rose”. Il dialogo tra Ernesto e Antonio discute dell’importanza o meno delle rose. Di Gigi Livio

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Carlo Cecchi in Abbastanza sbronzo per dire ti amo? e Prodotto al teatro Gobetti di Torino

L’ultimo spettacolo di Carlo Cecchi è certamente interessante grazie alle virtù artistiche dell’attore-regista, che ha scovato due testi tali da permettergli di applicare il suo caratteristico modo di recitare a un livello decisamente alto. Di Ariela Stingi

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Carlo Cecchi, in Prodotto di Ravenhill, nella parte del regista intento nel raccontare all’attrice, seduta di fronte a lui, l’idea per il suo nuovo film. A proposito della caratteristica gestualità, in questa fotografia molto bene evidenziata, è da sottolineare che il profondo lavoro di Cecchi su se stesso attore gli mette a disposizione uno strumento particolarmente adatto a quel suo modo di allontanare le battute che pronuncia come volesse ‘giudicarle’ mentre le dice. E questo è il nòcciolo dello straniamento vero realizzato ad altissimo livello artistico.

Tommaso Ragno e Carlo Cecchi nella commedia Abbastanza sbronzo per dire ti amo?. I due attori interpretano una coppia di amanti, sostenendo il loro ruolo per tutta la durata dell’opera, senza mai scadere in volgari e scontati cliché.

I giovani del ’68 e quelli di oggi

Può essere utile, per comprendere i motivi della ribellione dei giovani di oggi, paragonare ciò che accadde nel ’68 a ciò che succede in questi giorni non solo in Italia. E’ cambiato tutto: la scuola, le categorie sociali cui appartengono gli studenti, la società che subisce oggi una crisi economica non certo da imputare agli ‘ultimi’, la cultura con il trionfo, per ora, della mentalità postmoderna sia sul piano culturale vero e proprio e su quello, più ampio, della cultura antropologica. E’ giusto segnalare questo cambiamento per meglio capire ciò che è successo e ciò che succede oggi. Di Gigi Livio

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1968 1 marzo Roma Inizio degli scontri a Valle Giulia, facoltˆ di Architettura
La prima fotografia si riferisce a un momento dello scontro tra studenti della Facoltà, di architettura di Roma a Valle Giulia, il primo marzo del 1968, e la seconda, invece, al corteo di Roma del 14 novembre. Lo scontro di Valle Giulia fu particolarmente violento e sanguinoso: Pasolini ne diede un’interpretazione sfavorele agli studenti (nell’articolo sono riportati pochi, ma significativi, suoi versi) e intuì, che il ’68 si sarebbe rivelato come il momento embrionale di ciò, che nel futuro avrebbe dato frutti avvelenati. Gli studenti di oggi, che rappresentano classi sociali diverse, vogliono, al contrario, avere (o ri-avere) un futuro di uomini liberi sia dal punto di vista materiale, e cioè, quello economico, che da quello culturale: sul loro cartello campeggia, infatti, la parola “futuro”.

Un momento della manifestazione di studenti e professori contro la riforma della scuola, Roma, 10 novembre 2012. ANSA/ GUIDO MONTANI
La prima fotografia si riferisce a un momento dello scontro tra studenti della Facoltà, di architettura di Roma a Valle Giulia, il primo marzo del 1968, e la seconda, invece, al corteo di Roma del 14 novembre. Lo scontro di Valle Giulia fu particolarmente violento e sanguinoso: Pasolini ne diede un’interpretazione sfavorele agli studenti (nell’articolo sono riportati pochi, ma significativi, suoi versi) e intuì, che il ’68 si sarebbe rivelato come il momento embrionale di ciò, che nel futuro avrebbe dato frutti avvelenati. Gli studenti di oggi, che rappresentano classi sociali diverse, vogliono, al contrario, avere (o ri-avere) un futuro di uomini liberi sia dal punto di vista materiale, e cioè, quello economico, che da quello culturale: sul loro cartello campeggia, infatti, la parola “futuro”.

Amour

Amour è un film di Michael Haneke, vincitore quest’anno della Palma d’Oro a Cannes, interpretato da Jean-Louis Trintignant e Emanuelle Riva. A un’analisi critica il film risulta decisamente diverso da ciò che si può pensare. Di Daniela De Luca

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Il fotogramma rappresenta il momento in cui Georges chiede alla moglie se si ricorda di essere stata “assente” per qualche istante, lei risponde che non sa di cosa stia parlando. E’ l’inizio di un precipitarsi di eventi che li porterà ad affrontare momenti difficili.

Gli attori Emanuelle Riva e Jean-Luis Trintignant insieme al regista Michael Haneke sul set del film in un momento della sua realizzazione.