Berlusconi, il postmoderno e l’immedesimazione

Lo scontro ‘concordato’ tra Santoro e Berlusconi permette di impostare un ragionamento sulle capacità -il nemico non va mai sottovalutato- di quest’ultimo sia dal punto di vista della comprensione del momento storico-culturale che stiamo vivendo sia da quello della politica spettacolo. Di Letizia Gatti e Gigi Livio

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Berlusconi e Santoro si sono dati la battuta:
B: «Santoro, siamo da lei o da Zelig?»
S: «Lei è molto più Zelig di me…»
Mentre i maggiori quotidiani di sinistra hanno criticato, a ragione, l’operazione massmediatica di Santoro, il chiacchiericcio del giorno dopo (in radio, sul web, in tv) ha sollevato inconsapevolmente una questione centrale del discorso politico postmoderno: la commistione tra divertimento e informazione. È ciò che oggi chiamiamo infotainment, e che è prima di tutto enterteinment e soltanto dopo, con effetti nefasti per quest’ultima, information(sempre che, naturalmente, si pretenda dall’informazione, come è giusto ma mai scontato che sia, anche la critica ai costumi presenti).



L’arena di Servizio pubblico mostra tutti i caratteri del discorso spettacolare: la scenografia, la posizione dei palchi, i gesti del conduttore, quelli del pubblico e dell’ospite protagonista. Qui va in scena uno spettacolo da corrida, dove il mattatore sfida il toro che non vuol darsi per vinto e, forte delle proprie doti, rischia anzi di vincere. A dichiararlo è persino la canzone di Claudio Villa, Granada, che apre la puntata.

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