Ancora Bruno Ganz. Appunti su La fine è il mio inizio e La polvere del tempo.

Bruno Ganz, attraverso un meticoloso studio d’attore sui ruoli da interpretare e grazie a una geniale capacità espressiva, continua a dimostrare la propria grandezza attoriale a ogni suo nuovo film. Di Enrico A. Pili

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Nei lunghi dialoghi intrattenuti con il figlio Folco (interpretato da Elio Germano) a proposito dell’imminenza della morte Ganz dona complessità al personaggio e alla sceneggiatura facendo trasparire nel suo sguardo una malcelata debolezza, come se quelle dissertazioni mistiche non fossero altro che un modo per esorcizzare una paura che, nonostante tutto, persiste.

Un momento della scena della metropolitana di La polvere del tempo: mentre i due innamorati si guardano teneramente, Ganz guarda l’amata accennando un sorriso. Il sorriso però, oltre a essere solo accennato, si imposta su un volto le cui rughe denunciano la generale assenza di qualunque espressione di gioia. Anche in questo caso la padronanza del volto permette a Ganz di esprimere una situazione emotiva e intellettuale complessa: l’amore per la donna, la nostalgia degli anni passati con lei, l’attuale situazione di depressione, la consapevolezza dell’impossibilità di qualunque felicità futura. Chi ha avuto o avrà occasione di vedere il film forse riuscirà a leggere nelle espressioni di Ganz anche il suo suicidio, che si compirà da lì a poco.

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