Videocracy e la realtà berlusconizzata Videocracy e la realtà berlusconizzata

Videocracy, dell’italo-svedese Erik Gandini, è un interessante punto di vista sulla politica culturale portata avanti da Berlusconi attraverso la televisione negli ultimi trent’anni. Non quindi un documentario/dossier con fatti sconvolgenti e sconosciuti ma uno sguardo esterno a fatti noti che porta a riflettere sulla fascistizzazione del nostro stesso sguardo. Di Enrico Pili
Il progetto politico eversivo di Berlusconi, palesatosi nell’ultimo quindicennio, era in realtà iniziato trent’anni fa dalle sue televisioni private, che secondo un preciso disegno culturale hanno mirato a una trasformazione radicale della realtà, preparando la sua ascesa politica.

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L’agente Lele Mora si fa riprendere nella sua casa in Costa Smeralda, la “villa bianca”. La pacchianeria che ne caratterizza l’arredamento è spaventosamente in linea con il cattivo gusto propinato dalla televisione come gusto “elevato”, a cui tendere, che cancella il concetto di “valore” legato a un gusto veramente elevato e nobile. Le altre due case esaminate dal regista, quella di Carnevali e di Corona, sono invece luoghi assolutamente spersonalizzati: la prima viene inquadrata dall’alto nel suo spazio urbano, la periferia bresciana, vuota e inospitale, fatta di palazzoni con anonimi giardinetti; la seconda viene inquadrata solo in parte e dall’interno, ma ne vediamo il bagno, spaventosamente spoglio, ornato solo di un enorme specchio di fronte al quale il vip è atteso dai suoi stilisti personali.

L’agente Lele Mora si fa riprendere nella sua casa in Costa Smeralda, la “villa bianca”. La pacchianeria che ne caratterizza l’arredamento è spaventosamente in linea con il cattivo gusto propinato dalla televisione come gusto “elevato”, a cui tendere, che cancella il concetto di “valore” legato a un gusto veramente elevato e nobile. Le altre due case esaminate dal regista, quella di Carnevali e di Corona, sono invece luoghi assolutamente spersonalizzati: la prima viene inquadrata dall’alto nel suo spazio urbano, la periferia bresciana, vuota e inospitale, fatta di palazzoni con anonimi giardinetti; la seconda viene inquadrata solo in parte e dall’interno, ma ne vediamo il bagno, spaventosamente spoglio, ornato solo di un enorme specchio di fronte al quale il vip è atteso dai suoi stilisti personali.

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