Una riflessione sulla pittura del maestro inglese. Di Maria Pia Petrini
Attraverso una ricerca in profondità, Lucien Freud porta sulla superficie della tela la stratificazione
di cui è fatta la vita: una pittura sulla quale l’occhio è costretto a fermarsi e vedere una vita scabra,
ruvida, impervia, che porta i segni del suo disfacimento.
Corpi privi di tensione ma che accolgono la lotta, “campi di battaglia” che stanno lì a dirci quanto
il cammino dell’uomo sia un tentativo di far luce nell’oscurità che l’avvolge. Il loro realismo non sta
nell’efficace riproduzione delle fattezze, quanto nel disvelamento dell’animo umano.