Un viaggio dell’attore e regista pugliese alle origini dei conflitti che nascono dalla proprietà privata. Di Chiara DelmastroÈ uscito nelle sale italiane, il 24 di febbraio, l’ultimo lavoro di Sergio Rubini, da lui scritto, diretto e interpretato con un acume, una finezza e uno sguardo sottilmente critico decisamente inconsueti nel panorama attuale; il risultato è una pellicola che, utilizzando il genere giallo, lo deforma attraverso un’ottica grottesca, al fine di dipingere un quadro sottilmente critico delle contraddizioni che nascono dalla proprietà privata.


