Un secolo fa nasceva Tommaso Landolfi: rileggendo le sue pagine ritroviamo il significato della sua inesausta battaglia contro la scrittura, che è la rabbia contro l’ineffabilità
e incomprensibilità della vita, e riscopriamo il coraggio di una scelta radicale, nella quale l’artista consuma fino all’ultimo dei suoi respiri. Di Silvia Iracà
Pochi ritagli tolti da uno dei tre diari landolfiani, Rien va (1963), e dal racconto La muta (1964) per provare a spiegare perché questo nostro grande scrittore sia ancora così attuale e come il suo rovello da «ottocentista in ritardo», vissuto con strazio e contraddizione, ne faccia un artista della modernità, capace di incidere nella realtà del suo e del nostro tempo con l’esempio della sua “lotta senza quartiere” alla parola e all’inafferrabilità della vita. |