Il radiodramma in concerto di Monica Luccisano invera sulla scena del Teatro Baretti di Torino l’hölderiana unità del colloquio – nel senso dato da Heidegger – fra Glenn Gould e Arnold Schönberg, “in tal modo che”, nella dissonanza della polifonia e cioè nella negazione dell’unità, si “rende possibile l’incontro” e l’esperienza di un autentico ascolto. Di Letizia Gatti


Glenn Goud[…] Non so quale dovrebbe essere l’esatto rapporto, ma ho sempre avuto l’impressione che, per ogni ora trascorsa in compagnia di altri esseri umani, si ha bisogno di x ore da soli. Ora, che cosa questa x rappresenti, davvero io non lo so; potrebbe essere 2 e 7/8 o 7 e 2/8, ma si tratta comunque di un rapporto sostanziale. La radio, comunque, è sempre stata un medium con cui fin da bambino ho avuto rapporti stretti, ascoltandola praticamente ininterrottamente: mi spiego, per me è una specie di sottofondo – io dormo con la radio accesa, anzi non riesco a dormire senza la radio, specie da quando ho smesso di prendere il Nembutal [ride].

Jonathan Cott Consideriamo l’idea della radio come metafora della solitudine. […] Perché pensi di essere tanto interessato a questo medium introspettivo?
Glenn Goud[…] Non so quale dovrebbe essere l’esatto rapporto, ma ho sempre avuto l’impressione che, per ogni ora trascorsa in compagnia di altri esseri umani, si ha bisogno di x ore da soli. Ora, che cosa questa x rappresenti, davvero io non lo so; potrebbe essere 2 e 7/8 o 7 e 2/8, ma si tratta comunque di un rapporto sostanziale. La radio, comunque, è sempre stata un medium con cui fin da bambino ho avuto rapporti stretti, ascoltandola praticamente ininterrottamente: mi spiego, per me è una specie di sottofondo – io dormo con la radio accesa, anzi non riesco a dormire senza la radio, specie da quando ho smesso di prendere il Nembutal [ride].