L’oscenità del dono

Le festività natalizie offrono lo spunto per una riflessione sulla decadenza del dono, tra sociologia, psicoanalisi e “pensiero critico”. Di Letizia Gatti

PDF

Una vignetta satirica di Gahan Wilson,pubblicata sul “The New Yorker” il 19 dicembre del 1988, gioca sugli stereotipi della psicoanalisi freudiana e sull’immaginario collettivo dei lettori per fare emergere le contraddizioni delle festività natalizie. La battuta riportata in calce è pronunciata dallo psicanalista, che così si rivolge a un Babbo Natale evidentemente turbato: “Mi creda, tutti si sentono un po’ depressi in questo periodo dell’anno!”.

I bambini sanno ancora giocare?

L’autrice propone una riflessione sulla crescente incapacità dei bambini a giocare da soli e senza l’ausilio di tecnologie, che tendono a ridurre la loro immaginazione e la loro creatività. Di Elma Krimer

PDF

Nella foto si possono osservare dei bambini intenti a giocare al salto della corda, gioco di antiche origini, che non necessita di chissà quale attrezzatura ma solo di una corda, qualche canzoncina di accompagnamento e naturalmente la presenza di tre o più bambini. Seppur di semplice svolgimento il gioco in questione ha la prerogativa di far incontrare e interagire tra loro, generalmente all’aria aperta, i bambini.

Ma quale nuova didattica?

Un articolo dell’“Espresso” sulla “scuola del futuro”, e cioè quella in cui secondo l’autore dello scritto verranno usati gli strumenti digitali, offre lo spunto per un abbozzo (non di più ché se no ci vorrebbe un libro) di ragionamento sul problema oggi più impellente che mai di cercare di capire cosa si intenda per “rivoluzionare la didattica”. Di Gigi Livio

PDF

Stupidità o razzismo?

Amichevole polemica tra Claudio Deiro e Gigi Livio su un’osservazione, a proposito dei festeggiamenti per la vittoria nel campionato del mondo dei giocatori tedeschi, di quest’ultimo nel suo articolo pubblicato a settembre Elogio di un pensiero banale.

PDF

Götze, Klose, Kroos, Schürrle, Mustafi e Weidenfeller, campioni del mondo, prendono in giro gli argentini sconfitti.

Götze, Klose, Kroos, Schürrle, Mustafi e Weidenfeller, campioni del mondo, prendono in giro gli argentini sconfitti.

Elogio di un pensiero banale

La constatazione che le enormi ricchezze di cui si parla e la grande povertà di gran parte della popolazione siano dovute allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sembra essere un pensiero banale tanto la cosa dovrebbe essere constatata da tutti con estrema facilità. Ma oggi non è più così. L’ideologia (nel senso di falsa coscienza) capitalistica ha certamente, almeno in larga misura, vinto. Pertanto forse è il caso di ripensare questo elemento fondante del capitalismo e cercare di riportarlo al suo stato di “banalità”, intesa quest’ultima come cosa che tutti dovrebbero non solo sapere ma anche valutare per capire meglio dove sta andando il mondo e operare conseguentemente a “cambiare verso”, per dirla con Landini. Di Gigi Livio

PDF

I due fotogrammi sono tratti da uno dei film più famosi di Chaplin, Tempi moderni. Il primo è, per così dire, più scontato proprio perché molto conosciuto e riguarda la formidabile invenzione chapliniana della “macchina per mangiare” senza perdere troppo tempo. L’attinenza al nostro tema, quello dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, è molto evidente come è evidente l’altro, strettamente connesso al primo, dell’alienazione dell’operaio nell’epoca del capitalismo trionfante: il film è, infatti, del 1936.

Il secondo appartiene a una sequenza forse meno nota e si lega ancora più strettamente al nostro discorso. Si vede il “padrone” nel suo studio molto bello e spazioso che legge i giornali, mentre i suoi operai lavorano alla catena di montaggio, e una segretaria che gli porta la medicina con la puntualità dettata, anche questa, dall’agio e dalla ricchezza. Poi Chaplin ci fa vedere quella che oggi si definirebbe una televisione a circuito chiuso che allegorizza molto bene l’occhio del padrone come occhio di dio. L’occhio del padrone segue i suoi operai persino in bagno e il povero Charlot ne è terrorizzato. Inutile dire dell’attualità di questa immagine in un mondo dove pochi spiano e tutti siamo spiati per il solito scopo, che è, quasi ottant’anni dopo, sempre lo stesso: favorire il potenziamento del potere di chi lo detiene per meglio sfruttare chi non può sottrarsi allo sfruttamento.

Trash. La perversione senza eversione dell’arte contemporanea

Brevi note sul recente saggio Ars Attack. Il bluff dell’arte contemporanea del giornalista Angelo Crespi. Di Letizia Gatti

PDF

Andres Serrano davanti alla sua opera Immersion, Piss Christ (1987), deturpata da un gruppo di fondamentalisti cristiani nel 2011, ad Avignone.
La controversa fotografia del Cristo crocifisso immerso nell’urina ha portato al successo internazionale l’artista statunitense Andres Serrano. L’opera ha suscitato, fin dal 1987, accesi dibattiti e le proteste della comunità cristina, culminate in una violenta campagna antiblasfemia nel 2011, in occasione dell’esibizione avignonese “I Believe in Miracles”. Serrano, in un’intervista rilasciata a un quotidiano francese, ha dichiarato: “Sono un cristiano, e un artista cristiano. Non amo la blasfemia. Il titolo dell’opera è puramente descrittivo e non porta alcuna connotazione anticristiana o antireligiosa. Il crocifisso è semplicemente un oggetto che diamo per scontato. Se il mio lavoro provoca attenzione e crea dibattito, è anche un buon modo di ricordare alla gente gli orrori che Cristo ha attraversato”.



Giù le mani da Berlinguer

Durante la appena finita campagna elettorale si è sentito spesso citare il nome di Enrico Berlinguer, segretario del partito comunista ai tempi del “compromesso storico” e, più tardi, della “questione morale”. Un recentissimo libro di Gino Liguori, Berlinguer rivoluzionario. Il pensiero politico di un comunista democratico, edito da Carocci, ha permesso all’autore di questi appunti di soffermarsi brevemente sul problema di come si leggono il pensiero e l’azione di Berlinguer oggi e di tentare di metterne a fuoco alcuni aspetti. Di Gigi Livio

PDF