Scritti molesti sullo spettacolo e la cultura nel tempo dell’emergenza
Sade al cinema. L’educazione sentimentale di Eugenie.
L’uscita nelle sale cinematografiche di L’educazione sentimentale di Eugenie, tratto dalla Filosofia nel boudoir di Sade, è l’occasione per una riflessione sulle modalità di trasposizione di un’opera letteraria (e di un’opera così ricca e importante come quella di Sade) in un film. Di Gigi Livio e Armando Petrini La trasposizione di un’opera letteraria in un film pone il problema complesso del rapporto fra linguaggio scritto e linguaggio cinematografico. Nonostante la maggior parte dei film tratti da opere letterarie vantino un legame con l’opera di partenza semplicemente sul piano dei contenuti, la questione del rapporto fra letteratura e cinema andrebbe più correttamente affrontato dal punto di vista del linguaggio. A maggior ragione quando si ha a che fare con capolavori assoluti come avviene nel caso dell’opera sadiana, e della Filosofia nel boudoir in particolare.
Se è vero che il mondo di Sade non è “figurabile”, è altrettanto vero che, all’epoca, i suoi libri sono stati illustrati. Queste incisioni tratte da un’edizione della Nouvelle Justinesono particolarmente interessanti perché restituiscono, anche nella loro astratta macchinosità, l’universo nero sadiano.
Se è vero che il mondo di Sade non è “figurabile”, è altrettanto vero che, all’epoca, i suoi libri sono stati illustrati. Queste incisioni tratte da un’edizione della Nouvelle Justinesono particolarmente interessanti perché restituiscono, anche nella loro astratta macchinosità, l’universo nero sadiano.
Se è vero che il mondo di Sade non è “figurabile”, è altrettanto vero che, all’epoca, i suoi libri sono stati illustrati. Queste incisioni tratte da un’edizione della Nouvelle Justinesono particolarmente interessanti perché restituiscono, anche nella loro astratta macchinosità, l’universo nero sadiano.