Scritti molesti sullo spettacolo e la cultura nel tempo dell’emergenza
Home, quando la casa è “on the road”
La nuova pellicola della regista Ursula Meier racconta, attraverso la grottesca storia di una famiglia, le paure e le nevrosi della società contemporanea. Di Giuliana Pititu
Il film Home, grazie all’ottima commistione tra il lavoro registico di Ursula Meier e quello degli attori da lei scelti, in cui spicca la graffiante e destabilizzante presenza di Isabelle Huppert, rompe la tranquillità dello spettatore, che cerca semplice intrattenimento, e semina un’inquietante paura che obbliga alla riflessione o alla fuga.
Il film nella sua interezza è un grido violento, grido che risuona in modo particolarmente duro e impietoso grazie alla presenza della Huppert. La prima immagine ci mostra una madre eterea, quasi una fata rock, accattivante, come solo lei sa essere che non rimanda per niente all’idea classica e consolatoria della mamma. Isabelle Huppert aiuta i figli ad attraversare la strada ma sui loro volti non traspare nulla che richiami il rassicurante affidarsi alle cure materne: la sua sicurezza e leggerezza sono fortemente contrastate dalla loro inquietudine. L’immagine successiva riporta ancora al ruolo della madre, ripresa nello spazio a lei consono per definizione: la cucina. Anche in questo caso la Huppert crea distacco e inquietudine con il suo sguardo perso nel vuoto che lascia intravedere tutta la sua angoscia di essere umano.
Il film nella sua interezza è un grido violento, grido che risuona in modo particolarmente duro e impietoso grazie alla presenza della Huppert. La prima immagine ci mostra una madre eterea, quasi una fata rock, accattivante, come solo lei sa essere che non rimanda per niente all’idea classica e consolatoria della mamma. Isabelle Huppert aiuta i figli ad attraversare la strada ma sui loro volti non traspare nulla che richiami il rassicurante affidarsi alle cure materne: la sua sicurezza e leggerezza sono fortemente contrastate dalla loro inquietudine. L’immagine successiva riporta ancora al ruolo della madre, ripresa nello spazio a lei consono per definizione: la cucina. Anche in questo caso la Huppert crea distacco e inquietudine con il suo sguardo perso nel vuoto che lascia intravedere tutta la sua angoscia di essere umano.